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Dopo aver analizzato l’intera offerta di piattaforme di streaming disponibili in Italia in uno degli ultimi articoli di iWrite, cerchiamo di spingerci oltre esplorando cosa ci riserva il futuro dello streaming. Dalle nuove forme in cui le varie piattaforme potrebbero evolversi ai trend contenustici, l’argomento è particolarmente ampio e… Imprevedibile. Proviamo, allora, a dare un’occhiata al futuro, per quanto nebuloso, verso cui va il mercato dello streaming.

 

Troppi, troppi abbonamenti

La prima cosa che, senza alcun dubbio, cattura l’attenzione di chi sta cercando di capire quale piattaforma scegliere è l’elevata numerosità di abbonamenti possibili. Di conseguenza risulta chiaro come, per chi non volesse perdersi nulla, la spesa mensile diventa inesorabilmente alta. E, tutto ciò, considerando che il numero di piattaforme disponibili in Italia è circa la metà di quelle presenti nel mercato statunitense (che è l’home-country market di quasi tutti i servizi disponibili a oggi nel nostro Paese).

Di conseguenza, le major, anche con l’obiettivo di puntare alla leadership di prezzo, potrebbero presto optare per una (o più) delle seguenti strategie:

  • Adozione di modelli ad-supported: un’opzione per attrarre nuovi utenti (o per spingerli a fare più di un abbonamento), potrebbe essere adottare un sistema, che è standard già oggi nelle principali piattaforme cinesi e indiane, basato sui classici advertise per abbassare il prezzo dell’abbonamento mensile. Qualcosa di simile, oltre che dalle varie piattaforme asiatiche, è stato adottato negli Stati Uniti da Hulu che consente ai suoi utenti di scegliere tra l’abbonamento da $5.99 con adv e quello da $11.99 senza adv, ovviamente entrambi gli abbonamenti consentiranno l’accesso a tutti i contenuti della piattaforma. Lo stesso sistema è utilizzato anche da CBS All-Access e Peacock, e non mi stupirebbe se, presto, anche qualche big del settore facesse lo stesso.
  • Abbonamenti extra: altre piattaforme, e questa è una prassi che, ormai da qualche mese, sembrerebbe essersi consolidata, hanno optato per dei prezzi decisamente bassi richiesti per l’abbonamento (ricordiamo che Amazon Prime Video è accessibile per soli 36 euro all’anno contro, per esempio, i circa 144 di Netflix) ai quali, però, l’utente può decidere di aggiungere la spesa per abbonamenti “extra” che consentono l’accesso a contenuti non disponibili normalmente sulla piattaforma. È il caso di “Amazon Prime Channels” e della sezione “Accesso VIP” di Disney+. Resta da vedere se questo modello di abbonamenti “a più livelli” prenderà piede e se, magari, anche Netflix deciderà di farne uso per abbassare i suoi prezzi che, a oggi, rimangano i più alti tra le major (nonostante l’amplissimo catalogo possa giustificarli).
  • Bundle: per quanto possa sembrare banale, la disponibilità di pacchetti di abbonamenti a prezzo scontato, e quindi la collaborazione tra piattaforme, potrebbe essere la carta vincente nella partita dello streaming. In Italia, qualcosa del genere è già disponibile: basti pensare al pacchetto “Intrattenimento Plus” che, al prezzo di €19.99da accesso a tutti i contenuti Sky e Netflix.

 

Cinema e streaming: da necessità, virtù

Come è noto, la Pandemia ha reso necessaria, per diversi mesi, la chiusura dei cinema un po’ ovunque nel Mondo. Da ciò è sorta la necessità di trovare, comunque, un modo per distribuire tra il pubblico le pellicole che sarebbero dovute andare in sala nel corso dello scorso anno e, come si può facilmente immaginare, la scelta è ricaduta sulle piattaforme di streaming o, comunque, sugli store digitali. Disney, in particolare, ha adattato la propria piattaforma aggiungendo il già menzionato “Accesso VIP”, tramite il quale, al prezzo di €21.99 al mese, rende visibili in streaming i propri film destinati ai cinema. Servizio che, a quanto sembra, è destinato a rimanere sulla piattaforma anche quando l’epidemia da Covid-19 sarà definitivamente terminata. Alla luce di tutto ciò viene naturale una domanda: il cinema, inteso come luogo fisico di fruizione delle pellicole, sia destinato a scomparire del tutto? Ovviamente, nessuno può rispondere con certezza a questa domanda. Tuttavia, a discapito di quel che si potrebbe pensare, tutto lascia intendere che il cinema sia destinato a sopravvivere: probabilmente i piccoli cinema mono-sala sono destinati, per davvero, a sparire definitivamente (ma questo indipendentemente dalla Pandemia) mentre i multi-sala, probabilmente, rimarranno seppur in forme differenti e… Con proprietari differenti. Da diverso tempo, infatti, sappiamo che sia Netflix che Amazon sono intenzionate ad acquistare sale cinematografiche negli Stati Uniti, possibile che dopo aver conquistato il mercato della distribuzione in streaming, le due major si apprestino a controllare anche quella fisica?

 

Basta! Parliamo di contenuti

Nonostante il predominio delle “serie tradizionali” sia ben lontano dal suo tramonto, è chiaro che molti contenuti differenti stiano sempre più prendendo piede sulle varie piattaforme affiancando i più classici “Breaking Bad” o “Stranger Things”. Analizziamo, quindi, qualcuno di questi trend che, senza alcun dubbio, stanno cambiando e cambieranno i volti di Netflix, Amazon Prime Video e di tutti gli altri siti:

 

Anime, vogliamo più cartoni animati

Nell’ultimo anno i prodotti d’animazione hanno avuto un forte incremento di popolarità, specialmente gli anime. Da fenomeno di nicchia, le produzioni giapponesi hanno saputo conquistare il cuore e l’attenzione di milioni di spettatori e, come giusto che sia, nessuna delle big è rimasta a guardare. Netflix, in particolare, sta dimostrando di credere molto in questo trend. Ha, infatti, rilasciato ed annunciato decine di serie TV d’animazione in stile anime in arrivo sulla propria piattaforma nei prossimi mesi. Da “Shaman King” a “The Seven Deadly Sins” fino a “Devilman: Crybaby”, passando per produzioni originali e lontane dallo standard dell’industria come “Eden” o “Godzilla: Singular Point”, il catalogo Netflix dedicato ai fan dell’animazione è probabilmente il più ampio tra le piattaforme generaliste. Anche Amazon non è rimasta immobile e, sebbene non abbia pubblicato molte produzioni animate originali, ha un amplissimo catalogo anime con alcuni tra i più popolari, come l’Attacco dei Giganti (la cui ultima stagione è stata resa disponibile in piattaforma in simulcast col Giappone) e The Promised Neverland, in esclusiva temporale. Ma, ovviamente, l’animazione di successo non è solamente quella giapponese e prodotti come la spettacolare “Invincible” di Amazon Prime Video o il drammatico “Bojack Horseman” di Netflix lo hanno già dimostrato, tant’è che entrambe le major si apprestano a presentare molte altre produzioni animate realizzate un po’ in tutto il mondo nei prossimi anni.

 

I live-action tratti da manga raccoglieranno il successo dei cine-comics?

Considerando l’immensa popolarità che i cine-comics, come quelli tratti dai fumetti Marvel, hanno ottenuto nell’ultimo decennio, è più che logico che le case produttrici stiano puntando a realizzare film e serie tratte dai manga, i fumetti giapponesi. Ci vorranno diversi anni prima che questo trend diventi palese. Tant’è che, di fatti, l’unica produzione di rilievo disponibile (tra quelle pensate per il pubblico globale), a oggi, è “Alice in Borderland” su Netflix. La serie ha già riscosso un notevole successo ed è stata rinnovata per una seconda stagione, facendo da apripista ai molti “cine-manga” che sono in produzione. Tra questi, le serie tratte dal manga cult degli anni ‘90 “CowBoy Bepop” in arrivo su Netflix a fine anno, e da “One Piece” e “The Promised Neverland”, entrambe senza ancora una data di uscita e prodotte, rispettivamente, da Netflix e Amazon. Questo è solo l’inizio, di materiale a cui attingere ce n’è anche fin troppo e sarebbe assurdo non approfittarne.

 

Spremere i franchise al massimo

Avrete notato che, in nessuno dei due paragrafi precedenti, è stata citata Disney. Questo perché, in realtà, non sembrerebbe che la casa californiana sia interessata a nessuno dei trend sopracitati essendo già piena di proverbiali “galline dalle uova d’oro”. Non è un segreto, infatti, che, fin dal lancio, Disney+ si sia basata sullo “sfruttamento intensivo” dei franchise di proprietà della grande D. A partire, ovviamente, dai più popolari: Marvel e Star Wars. Vi basti pensare che le serie collegate al Marvel Cinematic Universe in arrivo sulla piattaforma entro il 2023, non contando le tre già pubblicate, sono ben undici mentre quelle ambientate nell’universo di Star Wars sono ben otto. Oltre a ciò, come è logico che sia considerando la storia della compagnia, Disney sta investendo anche in serie animate “per bambini” tratte dai film Disney/Pixar più popolari. Tra queste “Monster & Co. La serie – Lavori in corso” in uscita il mese prossimo.

Non che Disney sia l’unica a proporre nuove versioni di franchise popolari, la nostalgia è un’arma di cui nessuno sembrerebbe volersi privare. Netflix, per esempio, sta lavorando a una nuova serie del classico cartone animato di “He-Man & The Masters of the Universe” e ha anche in cantiere diversi prodotti televisivi tratti da videogiochi tra cui quella ispirata al celeberrimo “Resident Evil”. Amazon, invece, ha acquistato, pochi giorni fa, MGM, casa produttrice di franchise come Rocky e James Bond con l’intento di aumentare le sue produzioni esclusive.

Sicuramente nasceranno altri trend nel corso dei prossimi anni, magari nei prossimi mesi, ed altri mi saranno, inevitabilmente, sfuggiti. L’unica cosa che, al momento, possiamo fare è metterci seduti e osservare come cambieranno le piattaforme di streaming e quali contenuti avranno la meglio.