Un’introduzione al mondo delle biotecnologie industriali: intervista a Stefano Bertacchi
“La divulgazione nel campo delle biotecnologie sta acquisendo una risonanza sempre maggiore, soprattutto per quanto riguarda le sue applicazioni nell’ambito medico. Oltre a queste c’è però un mondo vasto e diversificato, forse meno conosciuto, ma altrettanto ricco di risvolti interessanti e coinvolgenti. Una parte di esso è rappresentata dalle biotecnologie industriali: abbiamo chiesto a Stefano Bertacchi, biotecnologo industriale, Dottore di ricerca presso il dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Università di Milano-Bicocca e divulgatore scientifico, di rispondere ad alcune domande e curiosità su questa branca scientifica.”
Per iniziare, che cosa sono e di cosa si occupano le biotecnologie e, nello specifico, le biotecnologie industriali?
“Le biotecnologie si occupano dello sviluppo di processi basati sull’impiego di esseri viventi o parti di essi, come gli enzimi. Nello specifico, le biotecnologie industriali (o bianche) hanno lo scopo di produrre molecole di interesse merceologico, dai biocarburanti alle bioplastiche, passando per farmaci e additivi alimentari.”
Le biotecnologie tradizionali vengono sfruttate dall’essere umano da moltissimo tempo: le biotecnologie industriali, invece, sono un campo scientifico di recente sviluppo?
“Spesso le persone restano sorprese dal sapere che le biotecnologie nascono molto tempo fa, con lo sviluppo dei processi per fare la birra, il pane e lo yogurt, per fare alcuni esempi accumunati dall’uso di microrganismi. Potremmo considerare questi esempi parte delle biotecnologie industriali, ma se ci limitiamo al coinvolgimento della microbiologia, quest’ultima è una scienza molto nuova rispetto alla zoologia e alla botanica. A questo dobbiamo sommare l’accumulo di conoscenze in altri settori scientifici, biologia e chimica su tutti, che ci hanno permesso di diventare dei biotecnologi più consapevoli di quello che accade.”
Le biotecnologie riguardano la nostra vita quotidiana? Quanto ne siamo effettivamente consapevoli?
“Assolutamente sì: il cibo è uno degli esempi principali, ma anche molti farmaci, come l’insulina, o i vaccini ricombinanti, a base virale o meno, sono frutto delle biotecnologie. La percezione da parte del grande pubblico è ancora parziale, per questo motivo affianco la mia attività di ricerca scientifica a quella di divulgazione, in modo da far capire che anche i detersivi che utilizziamo hanno a che fare con le biotecnologie.”
Quanto è conosciuto questo ambito e quanto attira interesse, soprattutto da parte di chi non si occupa di scienza?
“Sicuramente c’è interesse in questo ambito, soprattutto quando sentiamo parlare di OGM, staminali, terapia genetica eccetera. La pandemia ha anche reso più “famosi” alcuni aspetti prima poco noti, come l’uso di tecniche molecolari come la PCR e lo sviluppo di vaccini ricombinanti a base di virus OGM.”
Quali sono, al giorno d’oggi, gli ambiti più innovativi e interessanti della ricerca e quale potrebbe essere il loro futuro? A quali sfide cercano di rispondere?
“Aspetti molto innovativi riguardano, dal punto di vista tecnico, l’implementazione della biologia sintetica e dell’editing genetico, coinvolgendo non solo microrganismi. Lo sviluppo di bioprocessi basati su biomasse rinnovabili come alternativa al petrolio potrebbe rispondere alle crescenti pressioni per una maggiore sostenibilità.
L’emergenza climatica e l’inquinamento sono temi centrali. Come dicevo in precedenza c’è la spinta per lo sviluppo di processi innovativi basati su materie prime di scarto, o che possano sfruttare la CO2 in atmosfera. Allo stesso tempo possiamo anche sviluppare cellule capaci di degradare sostanze inquinanti, come la plastica e la gomma.”
L’Italia valorizza abbastanza la ricerca in questo ambito, oppure c’è un clima di diffidenza?
“Alla luce delle nuove politiche, si spera, sempre più green da parte dell’Italia e dell’Unione Europea, non possiamo che valorizzare la ricerca in questo settore. La diffidenza c’è sempre in relazione alla ricerca, che spesso non viene compresa come qualcosa che necessita tempo per mostrare i propri frutti. In aggiunta, le biotecnologie non godono di una grande fama in Italia a causa del forte pregiudizio nei confronti degli OGM, che tuttavia si sta pian piano assottigliando di fronte a nuove metodiche come l’editing genetico, che dimostrano come di fatto è nella natura umana manipolare il DNA delle piante e animali intorno a noi.”
Dalle parole di Stefano Bertacchi emergono le potenzialità che ha la ricerca scientifica in questo campo, così come la necessità che la divulgazione e il dibattito informato su di esso siano sempre più diffusi.
Autore
Martina Valle
Studentessa al secondo anno di Scienze e tecnologie chimiche dell’Università Milano-Bicocca, partecipa ad iBicocca per scoprire nuovi temi da approfondire e per migliorare nel campo della scrittura.
Nel tempo libero coltiva la sua passione per il disegno e la lettura.