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Marketing & Social Media

Facebook Dating: la vittoria dell’amore virtuale?

Quest’anno più che mai ci siamo resi conto di quanto smartphone, Social Network e piattaforme virtuali siano influenti nelle vite di tutti noi e dell’importanza crescente che essi stanno assumendo nella creazione e nel mantenimento di rapporti sociali.

In periodo di lockdown e negli ultimi giorni, con la reintroduzione di severe restrizioni, per molti di noi, giovani e meno giovani, essi rimangono l’unica alternativa possibile al totale isolamento.

Proprio poche settimane fa, in data 22 ottobre, è approdata una new entry nel panorama italiano del colosso di Zuckerberg.

Si chiama Facebook Dating, e non si tratta propriamente di una novità: la funziona aveva già debuttato nel 2018 per il pubblico statunitense, e in seguito la sua versione beta è stata rilasciata in 20 paesi.

Secondo la Newsroom di Facebook, Dating vanta già oltre 1,5 milioni di “match”.

Ci troviamo allora di fronte ad un Cupido 2.0? Non proprio.

È semplicemente un’opzione aggiuntiva, interamente inglobata nel social, che in Italia è stata lanciata con l’obiettivo di “connettere le persone, anche restando a casa”.

Un’ottima mossa con un altrettanto ottimo tempismo. Si parla di Facebook Dating come primo competitor di Tinder, l’app d’incontri più conosciuta e utilizzata, ma anche quella che da sempre fa più discutere.

Avevamo bisogno di un’altra dating app?

Partiamo con una piccola premessa: il nome, sebbene rimandi agli appuntamenti, è puramente simbolico.

L’obiettivo di Facebook Dating vuole essere quello di connettere le persone, perfettamente in linea con la mission del social stesso, sfruttando il proprio potere per indirizzare gli utenti verso individui con caratteristiche simili.

Di fatto, è rivolta anche a persone che semplicemente vogliano fare quattro chiacchiere in amicizia, sfruttando il troppo tempo libero dovuto all’isolamento forzato.

Per questo motivo, non ci troviamo di fronte a profili ad impatto basati esclusivamente sull’aspetto fisico, né ingaggiati in una sterile attività di swipe left/swipe right.

Gli utenti, di fronte ad un profilo potenzialmente compatibile, sono incoraggiati a interagire con esso lasciando un commento o scrivendo un messaggio, iniziando una conversazione.

Molto interessante è il collegamento agli eventi e ai gruppi, che permettono di incontrare persone con passioni e interessi comuni.

In questo modo si vuole sempre incoraggiare uno scambio di interazioni che sia in qualche modo costruttivo, e non un “ehi!” echeggiante nel vuoto.

Per evitare approcci indesiderati e truffe, non sono consentiti link, video o transazioni di denaro.

L’interfaccia di personalizzazione del profilo si rivela essere inclusiva e molto dettagliata, dando la possibilità a tutti di esprimere sé stessi.

Troviamo anche le Stories, che assolutamente non potevano mancare. Come ben sappiamo, sono molto utili per raccontarsi e mostrare momenti della propria quotidianità in pochi secondi.

Per ridurre ancora di più la distanza tra le persone, vi è la possibilità di accordarsi e incontrarsi in un “Virtual Date” ossia una videochat, utile a rompere il ghiaccio e a mantenere quel poco di contatto umano rimasto.

La funzione Secret Crush, infine, permette di scegliere fino a nove profili presenti tra i propri contatti in maniera del tutto anonima. Se uno di essi ricambia l’interesse, allora si ha un match. Utile per dichiararsi alle cotte adolescenziali con le quali non si ha mai avuto il coraggio di fare il primo passo.

Quanto è sicuro tutto questo?

Facebook promette privacy assoluta: la funzione è intrinseca all’app, ma i profili rimangono separati. Questo significa che genitori, parenti, amici non sapranno mai della presenza di un utente all’interno dell’app, a meno che non si cambino le impostazioni.

Se ciò può evitare momenti di imbarazzo, c’è da domandarsi se e quale influenza avrà nei rapporti di coppia. Non essendo un’applicazione esterna, è più difficile da “scoprire” nello smartphone del proprio partner, rischiando di minare il rapporto di fiducia.

Non solo: per garantire la migliore esperienza possibile, Facebook raccoglie dati sempre più dettagliati, che contribuiscono a creare dei “tag” relativi all’utente e a proporre persone sempre più pertinenti secondo l’algoritmo.

Non vi è scopo di lucro, tanto che non vi sono inserzioni all’interno della piattaforma, ma possiamo essere sicuri che non verranno utilizzati in nessun modo?

Inoltre, quali possono essere le conseguenze dell’interagire solamente con persone simili a noi? Siamo già consapevoli degli effetti di polarizzazione che possono causare le piattaforme social, potrebbe questo rischio estendersi anche alla sfera personale? Una risposta ancora non c’è.

Nonostante tutto, può essere un modo come un altro per conoscere gente nuova, e l’ennesima strategia di Zuckerberg per tenere le persone il più possibile sulla propria piattaforma.

C’è anche una buona possibilità che si riveli essere un flop come molte altre app d’incontri: dipende sempre dall’utilizzo che ne fanno gli utenti, e dall’avere un pizzico di fortuna.

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Marketing & Social Media

Facebook Shops: vendere online attraverso Big-F

Il 19 maggio Facebook ha annunciato il lancio di Facebook Shops, i negozi virtuali a supporto delle piccole e medie imprese: un modo per avvicinare all’e-commerce la PMI dando una risposta concreta alla crisi.

Al negozio si accede dalle pagine Facebook e dai profili Instagram delle aziende, e la sua apertura è gratuita e intuitiva: i prodotti sono raggruppati in cataloghi visualizzati nella vetrina dedicata ai clienti. L’aspetto delle pagine è personalizzabile con immagini e colori, in modo da essere rispettosi dell’identity aziendale, facilmente riconoscibili e “friendly”.

Il cliente può ispezionare i prodotti e ovviamente condividerli sul proprio wall. L’ordine viene effettuato sul sito dell’azienda ma se la sede è negli USA c’è la possibilità di completarlo direttamente sui social media col pagamento tramite il servizio “Facebook Pay” o “Checkout on Instagram”. In un secondo momento si potranno utilizzare anche WhatsApp e Messenger, già usati per l’assistenza al cliente.

Un plus significativo è nelle possibilità di promozione, che approfittano ovviamente delle enormi possibilità dei social network della galassia Zuckerberg. Gli utenti possono scoprire i negozi tramite le stories e gli ADV personalizzati: inoltre, Facebook ha intenzione di migliorare la pubblicità rilasciando strumenti di ricerca come Instagram Shop ed integrando nuove funzionalità a servizi già attivi, come la possibilità di etichettare i prodotti durante le sessioni live di Facebook ed Instagram.

Il 19 maggio Facebook ha annunciato il lancio di Facebook Shops, i negozi virtuali a supporto delle piccole e medie imprese: un modo per avvicinare all’e-commerce la PMI dando una risposta concreta alla crisi.

Al negozio si accede dalle pagine Facebook e dai profili Instagram delle aziende, e la sua apertura è gratuita e intuitiva: i prodotti sono raggruppati in cataloghi visualizzati nella vetrina dedicata ai clienti. L’aspetto delle pagine è personalizzabile con immagini e colori, in modo da essere rispettosi dell’identity aziendale, facilmente riconoscibili e “friendly”.

Il cliente può ispezionare i prodotti e ovviamente condividerli sul proprio wall. L’ordine viene effettuato sul sito dell’azienda ma se la sede è negli USA c’è la possibilità di completarlo direttamente sui social media col pagamento tramite il servizio “Facebook Pay” o “Checkout on Instagram”. In un secondo momento si potranno utilizzare anche WhatsApp e Messenger, già usati per l’assistenza al cliente.

Un plus significativo è nelle possibilità di promozione, che approfittano ovviamente delle enormi possibilità dei social network della galassia Zuckerberg. Gli utenti possono scoprire i negozi tramite le stories e gli ADV personalizzati: inoltre, Facebook ha intenzione di migliorare la pubblicità rilasciando strumenti di ricerca come Instagram Shop ed integrando nuove funzionalità a servizi già attivi, come la possibilità di etichettare i prodotti durante le sessioni live di Facebook ed Instagram.

I Facebook Shops arriveranno a breve con nuove funzionalità. Non si sa con precisione quando ne quali aziende faranno il salto dall’e-commerce al social commerce, sicuramente potrà essere un’opportunità visto i numeri che ancora muove mensilmente Facebook: circa tre miliardi di utenti unici attivi sono un bel bacino da cui pescare nuovi clienti…

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Marketing & Social Media

AI e moderazione dei contenuti su Facebook

Il problema della disinformazione e della diffusione di contenuti violenti è una realtà contro la quale l’ecosistema dei social network si trova a fare i conti quotidianamente.

 

Spesso il solo intervento umano non è sufficiente, non solo in termini di quantità di notizie da analizzare, ma soprattutto in termini di salute. In tempi recenti il colosso di Zuckerberg ha accettato di stanziare un risarcimento di 52 milioni di dollari ai dipendenti incaricati della moderazione dei contenuti in seguito a numerose denunce da parte degli stessi, i quali hanno sviluppato un disturbo post-traumatico da stress dovuto all’entità del lavoro svolto.

 

Come se non bastasse, lo scoppiare della pandemia da COVID-19 ha portato con sé una crescita esponenziale di fake news e annunci fraudolenti. Rimuovere fonti di disinformazione è diventato ancora più importante per la tutela degli utenti, laddove la diffusione di pseudoscienze, incitamenti all’odio e alla violenza, teorie del complotto e truffe di ogni genere rappresentano un vero e proprio pericolo per la sicurezza dei cittadini.

Il social network, in collaborazione con oltre 60 organizzazioni internazionali di fact-checking, ha tentato di far fronte all’emergenza implementando le funzionalità e l’utilizzo dei sistemi di Intelligenza Artificiale, cercando al contempo di perfezionarne mano a mano l’operato.

 

A che punto siamo

La sfida è riuscire a segnalare correttamente quali siano le notizie autentiche e quali no.

Due fotografie completamente identiche sono facili da riconoscere per l’occhio umano, ma non per l’intelligenza artificiale: un metodo utilizzato per aggirare i controlli è quello di fare uno screenshot della notizia falsa oppure applicarvi un filtro che la distorca. L’AI, ragionando per pixel, fatica a distinguere queste piccole variazioni. È difficile anche qualora le due immagini siano praticamente identiche. Quando viene semplicemente modificata una lettera, il senso viene stravolto, ma l’algoritmo non se ne accorge.

SimSearchNet è il nome del software utilizzato da Facebook nella lotta contro le fake news. Si tratta di un sistema basato su una simil rete neurale, nato proprio per riconoscere i doppioni e i vari escamotage utilizzati per aggirare i controlli. Insomma, conosce bene il nemico.

Il sistema lavora in sinergia con il database delle segnalazioni per evitare falsi positivi e falsi negativi

Il sistema sembra funzionare. Se la notizia si rivela falsa, la sua diffusione viene limitata e la sua lettura ostacolata da un banner che segnala la sua poca attendibilità. Il 95% delle persone non la apre.

Facebook ha impiegato l’AI anche per monitorare la pubblicazione di annunci fraudolenti riguardanti mascherine, cure, kit per la diagnosi del COVID-19 e presunte cure.

Sarà questa la soluzione al diffondersi di notizie false online? Certamente, l’intelligenza artificiale potrebbe dare una grande mano.