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Ambiente, società e tecnologia

Nuova vita alle mascherine: no allo spreco, sì al riciclo!

È possibile riutilizzare le mascherine? Se sì, come?

In questo articolo analizzeremo una serie di proposte innovative elaborate da scienziati ed aziende per far fronte all’enorme spreco quotidiano di mascherine monouso, cercando di dare loro una nuova “vita”.

Pandemia e danni ambientali

Se da un lato l’emissione di CO2 è diminuita a seguito dei lockdown emanati dai governi per contrastare la diffusione del Covid-19, dall’altro i danni ambientali hanno subito un incremento soprattutto a causa dell’elevato utilizzo di prodotti usa e getta, la maggior parte di essi di natura plastica. Tra questi, i guanti e le mascherine monouso hanno sicuramente rappresentato i principali dispositivi di protezione di uso comune, gettati quotidianamente in enormi quantità. Si stima che ogni giorno siano 6,8 miliardi le mascherine usa e getta utilizzate in tutto il mondo, per un consumo mensile di circa 129 miliardi: questi dati arrivano da uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology, rivista scientifica bisettimanale pubblicata dalla American Chemical Society. Tali oggetti vengono gettati per strada, finiscono in discarica, o, peggio, ad inquinare i mari e gli oceani.

La proposta di una startup francese

L’azienda francese Plaxtil di Châtellerault ha sviluppato un processo innovativo per riutilizzare le mascherine usa e getta. Costituite da microfibre di polipropilene, un materiale plastico che le rende non biodegradabili, le mascherine vengono trasformate da questa azienda in plastica utilizzabile per creare apri porta (piccoli strumenti utilizzati per aprire la porta senza toccare la maniglia) o visiere protettive contro il virus. Innanzitutto le mascherine vengono raccolte e messe in “quarantena” per 4 giorni dall’azienda Audacie con cui la startup lavora; successivamente passano per una sorta di “frantoio” e poi lungo un tunnel con raggi ultravioletti per essere completamente decontaminate; in ultima fase il materiale prodotto viene mescolato con della resina per diventare più duro. Questa nuova plastica ottenuta può essere utilizzata per realizzare vari tipi di oggetti; attualmente però l’azienda è incentrata nel creare prodotti utili alla lotta contro il coronavirus, tra cui principalmente apri porta e visiere protettive.

Visto l’interesse che tale iniziativa ha suscitato, molte aziende hanno partecipato alla raccolta e grazie ad essa un numero non indifferente di mascherine è stato riutilizzato.

Riciclare le mascherine per costruire strade

Un’altra proposta interessante arriva da un gruppo di ricercatori del Royal Melbourne Institute of Technology (RMIT), il quale ha dimostrato che le mascherine chirurgiche possono essere riciclate ed utilizzate per produrre materiali utili alla costruzione di strade. Il loro studio dimostra che per realizzare un chilometro di una strada a due corsie, potrebbero essere utilizzate circa 3 milioni di mascherine riciclate sminuzzate, impedendo così che costituiscano circa 93 tonnellate di rifiuti che finirebbero in discarica. Si tratta della prima ricerca nel suo genere ed indaga il potenziale per l’utilizzo di mascherine chirurgiche monouso nel settore dell’edilizia civile. Questo nuovo materiale, prodotto con una miscela di mascherine riciclate e macerie di edifici civili lavorate, soddisfa gli standard di sicurezza dell’ingegneria civile: questi DPI (dispositivi di protezione individuale) aiutano infatti ad aggiungere rigidità e resistenza al prodotto finale, progettato per essere utilizzato per strati di base per strade e marciapiedi. Questa iniziativa costituisce inoltre una soluzione di economia circolare per i rifiuti generati dalla pandemia di Covid-19 e quindi una possibile soluzione per fronteggiare le sfide ambientali.

Source: https://www.rmit.edu.au/news/all-news/2021/feb/recycling-face-masks-into-roads-to-tackle-covid-generated-waste

Riciclare sempre!

Qualunque sia il modo scelto per riciclare e riutilizzare le mascherine, è importante l’impegno da parte di ognuno di noi nel rispettare l’ambiente che ci circonda, differenziando i rifiuti in maniera corretta per mantenere pulito il mondo in cui viviamo.

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Ambiente, società e tecnologia

Urban Mask: la mascherina intelligente della startup milanese Narvalo

Sareste interessati a una mascherina che vi protegge non solo da un virus come il COVID-19 ma anche da batteri, inquinamento e agenti allergeni?

Se la risposta è sì è in arrivo una nuova mascherina intelligente, che farà al caso vostro: è la Urban Mask del progetto Narvalo e sarà disponibile dal 10 luglio con annesse funzionalità smart.

L’idea nasce dalla mente del giovane designer Ewoud Westerduin del Politecnico di Milano. Il primo collaboratore è il suo relatore Venanzio Arquilla che attualmente ricopre la posizione di Co-founder e President. All’interno del team abbiamo anche Costantino Russo nella posizione di CEO.

L’idea di Westerduin risulta essere così interessante che nel novembre del 2018 viene incubata da POLIHUB attraverso il programma Switch2Product mentre ad aprile 2019 viene selezionata come “talent in residence” in POLIFACTORY.

 

Prima dell’emergenza COVID-19 la startup Narvalo era partita dalla progettazione di una mascherina anti-smog di cui aveva preventivato il test per i primi 50 esemplari dal 24 gennaio 2020. I filtri di queste mascherine sono stati progettati insieme a BLS, azienda boutique milanese specializzata nella progettazione e produzione di maschere e dispositivi di protezione delle vie respiratorie.

Al momento del test la mascherina della startup Narvalo presentava già le seguenti caratteristiche: tessuto 3D, valvola di espirazione che massimizza il deflusso dell’aria evitando l’accumulo di calore e l’umidità, filtri sostituibili della durata di un mese e idrorepellenza della parte esterna del filtro.

Il sistema filtrante ha garanzia BLS e il filtro è composto da 5 strati che bloccano virus, batteri, polveri e odori in quanto uno degli strati contiene carbone attivo. La protezione garantita è infatti pari al 99,9% contro tutti i nemici invisibili dell’aria e risulta quindi più efficace di una FFP3.

Il claim di Narvalo è Air of Change, una promessa verso la sostenibilità e contro l’ inquinamento caratterizzata da un modello di business improntato sull’economia circolare attraverso il riutilizzo dei filtri esausti.

L’emergenza COVID-19 ha portato Narvalo a implementare nella sua mascherina, oltre alle già citate caratteristiche, un tappo “anti-Covid” che blocca la fuoriuscita di goccioline anche durante l’espirazione e si può rimuovere quando non necessario. Inoltre la parte di sviluppo si è evoluta al punto da permettere la versione IoT della Urban Mask che prevede l’uso di un app; grazie al dialogo tra app e mascherina è possibile monitorare non solo chi la indossa ma anche l’ambiente circostante in modo da creare un ecosistema connesso.

Nella vision di questa startup c’è l’intento di formare una mobile community di Narvalo’s people: persone che indossando la mascherina monitorano l’ambiente, avendo cura di se stessi e per il prossimo.

Chi indossa questa mascherina diventa quindi consapevole dei propri comportamenti e di quelli degli altri: essere Narvali significa acquisire la possibilità di cambiare il mondo in meglio.

Siete pronti a diventarlo anche voi?