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Cosa sono le quote ambientali e perché si parla di diritto ad inquinare? Ecco come funziona il meccanismo a tutela dell’ambiente ma anche del diritto a fare impresa.

 

Si sente spesso parlare delle quote ambientali, vendute e acquistate su appositi mercati da vari soggetti economici: ma di che cosa si tratta esattamente? Approfondiamo il funzionamento di questo sistema di scambio che mira a far coincidere opportunità commerciali e lotta al cambiamento climatico.

Cosa sono le quote ambientali?

Le “quote ambientali” o “carbon credit” sono emissioni di CO2 che le aziende sono autorizzate ad emettere. Queste quote a disposizione delle aziende sono parte di un grande Mercato nel quale le si possono vendere, cedere o acquistare. Entrando più nel tecnico, stiamo parlando del “Sistema Europeo di Scambio quote di gas a effetto serra” (nel suo nome originale “European Union Emissions Trading System” abbreviato EU ETS). Questo strumento è il principale mezzo utilizzato dall’Unione Europea per raggiungere l’obiettivo di abbattimento delle emissioni nei principali settori industriali e in quello dell’aviazione.

È stato introdotto con la Direttiva 2003/87/CE e poi modificato dalla Direttiva UE 2018/410 per adempiere agli impegni presi ratificando il Protocollo di Kyoto del 1997 (entrato in vigore nel 2005).

A cosa servono?

L’obiettivo che spinse all’introduzione delle quote di carbonio era quello di ridurre del 62% rispetto ai livelli del 2005 le emissioni di gas climalteranti da parte dei settori disciplinati dal sistema, entro il 2030.

Con queste pratiche i Paesi firmatari mirano, sfruttando gli stessi meccanismi di mercato, ad abbattere l’anidride carbonica (CO2) derivante da produzione di energia elettrica e di calore; dai settori industriali ad alta intensità energetica, comprese raffinerie di petrolio, acciaierie e produzione di ferro, metalli, alluminio, cemento, calce, vetro, ceramica, pasta di legno, carta, cartone, acidi e prodotti chimici organici su larga scala; dall’aviazione civile.

Inoltre, si vogliono contrastare le emissioni di ossido di diazoto (N2O) derivante dalla produzione di acido nitrico, adipico, gliossilico, gliossale, e di perfluorocarburi (PFC) derivanti dalla produzione di alluminio.

 

Come funziona questo meccanismo?

Il principale strumento utilizzato dall’UE per contrastare il cambiamento climatico sono per l’appunto le quote ambientali. Esso si basa su un meccanismo di tipocap&trade” : ovvero consiste nel fissare viene fissato un tetto massimo complessivo alle emissioni consentite sul territorio europeo (cap), a cui corrisponde un equivalente numero quote” (1 tonnellata di CO2 è uguale ad 1 quota) che possono essere acquistate e vendute su un apposito Mercato (trade). Ogni operatore industriale e aereo attivo nei settori coperti dallo schema deve compensare su base annua le proprie emissioni effettive (verificate da un soggetto terzo indipendente) con un corrispondente quantitativo di quote.

Per agevolare i controlli e la contabilità sono stati istituiti anche dei Registri: ovvero dei sistemi di banche dati elettroniche e standardizzate suddivise in conti per il rilevamento delle quote e delle transazioni effettuate. Uno di questi è “ITL” (International transaction log) che garantisce la conformità di tutte le transazioni con le regole stabilite dal Protocollo di Kyoto, gestendo controlli automatici in tempo reale per assicurare che ogni Unità di Emissione sia presente esclusivamente in un conto e che non sia già stata ritirata o cancellata.

Le transazioni che è possibile effettuare si dividono in 8 tipi:

  1. Issuance: creazione dell’Unità di Emissione (quota);
  2. Conversion: Trasformazione da una tipologia ad un’altra;
  3. External transfer: trasferimento esterno verso un altro registro;
  4. Cancellation: trasferimento interno al fine di non rendere la quota disponibile;
  5. Replacement: trasferimento interno per rimpiazzare una tipologia mancante;
  6. Retirement: trasferimento interno per poter essere utilizzata da un altro paese;
  7. Carry-Over: cambio del periodo di validità;
  8. Expiry date change: cambio della data di scadenza.

È bene precisare che il quantitativo complessivo di quote disponibili per gli operatori (cap) diminuisce nel tempo imponendo di fatto una riduzione delle emissioni di gas serra nei settori soggetti ad ETS: in particolare, al 2030, il meccanismo garantirà un calo del 43% rispetto ai livelli del 2005.

 

Il “carbon leakage”

Le quote possono essere allocate a titolo oneroso o gratuito. Nel primo caso vengono vendute attraverso aste pubbliche alle quali partecipano soggetti accreditati che acquistano principalmente per compensare le proprie emissioni. Le transazioni vengono poi registrate secondo le caratteristiche esposte sopra. Nel secondo caso, le quote vengono assegnate gratuitamente agli operatori a rischio di delocalizzazione delle produzioni in Paesi caratterizzati da standard ambientali meno stringenti rispetto a quelli europei (c.d. carbon leakage o fuga di carbonio). Le assegnazioni gratuite sono appannaggio dei settori manifatturieri e sono calcolate prendendo come riferimento le emissioni degli impianti più virtuosi, detti “benchmarks”, prevalentemente basati sulle produzioni più efficienti.

Tra i Paesi più famosi per le politiche poco virtuose sul carbonio, troviamo gli Stati Uniti d’America, la Russia, l’Australia e la quasi totalità dei paesi del continente africano.

Va detto che non in tutti i paesi del mondo si adotta il medesimo meccanismo europeo, molti applicano direttamente una tassa sull’emissione di carbonio

 

Ecotasse

Le tasse sul carbonio (note anche come “ecotasse”) sono applicate proporzionalmente alle emissioni e possono fornire un incentivo significativo alla decarbonizzazione, in quanto le aziende riducono le loro emissioni per evitare di pagare la tassa.

Ad oggi sono in vigore 68 Mercati del carbonio nazionali e subnazionali, che coprono circa il 30 per cento delle emissioni globali. Di questi circa un terzo è coperto dalla Cina; gli altri 44 sono in fase di studio. Dei meccanismi implementati, circa la metà sono sistemi di scambio di emissioni (come gli EU ETS) e l’altra metà sono tasse sul carbonio.

Il prezzo medio del carbonio, basandoci sui dati del 2021, è stato di 21,2 dollari/tonnellata di CO2e (CO2 equivalente, misura che esprime l’impatto sul riscaldamento globale di una certa quantità di gas serra, prendendo l’anidride carbonica come valore di riferimento), con variazioni significative tra i vari Paesi. Alcuni di questi prezzi sono molto alti; per esempio, il sistema ETS dell’Unione Europea ha raggiunto un picco di quasi 90 euro/tonnellata di CO2e nel dicembre 2021.

Il prezzo necessario per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti nella COP21 di Parigi è nell’ordine di 150-200 dollari/tonnellata di CO2e entro il 2050 (con una certa differenziazione a seconda dei Paesi): è evidente che la strada da percorrere è ancora lunga.

 

Le opportunità del Mercato del carbonio

I Mercati del carbonio obbligatori incentivano le aziende a trovare soluzioni intelligenti per la decarbonizzazione, più di quanto farebbero se avessero una soglia di regolamentazione statica, come ad esempio le tasse sul carbonio. Con quest’ultima, come già descritto, le aziende ridurrebbero le loro emissioni fino a raggiungere lo standard regolamentato; con i Mercati del carbonio, invece, più le aziende decarbonizzano più possono creare valore. Sui Mercati del carbonio le aziende possono infatti vendere le proprie quote di emissione in eccesso ad altri operatori del Mercato. Possono anche sviluppare progetti di sviluppo ambientale e vendere le compensazioni che ne derivano, o acquistare da altre ditte compensazioni in eccesso rispetto alle loro esigenze di decarbonizzazione per poi commercializzarle, come se fossero un vero e proprio asset in borsa.

Ciò è un vantaggio anche per i governi e i cittadini in generale, poiché con il sistema del mercato del carbonio è probabile che la transizione energetica avvenga più velocemente. Purché, ovviamente, questo asset venga ben sfruttato e non se ne abusi ai danni dello Stato e di noi cittadini – il che purtroppo può accadere, si veda il caso di questi giorni che vede coinvolto Arcelor Mittal (conosciuto comunemente col nome di “Ilva” di Taranto), sul quale potete trovare un approfondimento qui.

In uno scenario mondiale dove il clima è in inesorabile peggioramento, ogni strumento per contrastare il declino ambientale è fondamentale. Forse, però, bisognerebbe avere il coraggio di stringere di più i parametri e prefiggersi obiettivi più elevati, per spingersi verso una sempre maggiore efficacia delle politiche intraprese.

 

Fonti:

https://www.mase.gov.it/pagina/emission-trading

https://www.mase.gov.it/pagina/il-mercato-delle-quote-di-co2

https://www.esg360.it/esg-world/ets-come-funziona-il-mercato-delle-emissioni-di-co2-in-europa/

https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/cambiamenti-climatici/politiche-sul-clima-e-scenari-emissivi

https://it.wikipedia.org/wiki/Carbon_tax

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/07/04/ilva-truffa-sulla-c02-lex-ad-ammetteva-i-dati-sono-finti/7610992/

https://www.ilsole24ore.com/art/ex-ilva-truffa-stato-quote-co2-10-indagati-vecchia-gestione-AFs4RJSC?refresh_ce=1