Loot box: il gioco dâazzardo a portata di bambino?

Durante la seduta del 9 marzo, il Bundestag â la Camera bassa del Parlamento tedesco â ha votato a favore di una riforma del Young Protection Act atta a regolamentare dinamiche âsimili al gioco dâazzardoâ presenti in videogiochi con target inferiore ai 18 anni. PiĂš in particolare, stando a una nota riportata sul sito ufficiale del Bundestag ma poi ritrattata, la riforma dovrebbe âvietareâ ai minorenni tutti quei titoli contenenti sistemi di loot box. Ma cosa sono queste âloot boxâ? Se non ne avete mai sentito parlare, non preoccupatevi: in Italia la discussione pubblica al riguardo è stata a mala pena accennata negli scorsi anni. Diversa è, invece, la situazione in altri paesi â soprattutto europei â dove la questione ha giĂ attirato lâattenzione della politica e dei vari legislatori nazionali. Cerchiamo di capirne il perchĂŠ.
Cosa sono
A dire il vero, il concetto di âloot boxâ in sĂŠ non è nulla di complicato da capire. Si tratta, infatti, di oggetti virtuali acquistabili che possono essere riscattati per ricevere in cambio una selezione casuale, detta appunto âlootâ, di oggetti come elementi estetici (ricordate il fenomeno delle skin di Fortnite? Ne abbiamo parlato qui) o strumenti utilizzabili in-game. Spesso queste loot box assumono, nel gioco, lâaspetto di scrigni, casse o pacchetti apribili, però, solamente spendendo una certa quantitĂ â che ovviamente può variare da gioco a gioco â di valuta virtuale, a sua volta acquistabile spendendo soldi reali. Essenzialmente potremmo paragonarlo allâacquisto di una bustina di figurine: sai cosa compri ma non sai cosa trovi. Il tutto, però, ibridato con meccaniche sospettosamente vicine a quelle delle slot machine che, a differenza di quanto avverrebbe con un pacchetto di figurine, rendono totalmente casuale il valore del loot acquistato. Con la stessa cifra spesa si potrebbero trovare elementi di gioco rarissimi e rivendibili online per cifre ben superiori al prezzo dâacquisto della loot box oppure⌠Nulla. Lascio a voi immaginare quanto sia probabile il primo dei due scenari rispetto al secondo.
Spoiler: in realtĂ le percentuali di âvincitaâ sono per lo piĂš ignote (in alcuni giochi non esistono nemmeno effettive percentuali di cui tener conto) ed è questo lâelemento principale che avvicina pericolosamente le loot box al gioco dâazzardo.
Tutto cioâ eâ legale in italia?
Tuttavia, si potrebbe obiettare che se un giocatore decidesse in piena autonomia di prendersi il rischio e, magari, acquistare decine di loot box dovrebbe poterlo fare. Dâaltronde i soldi sono suoi e sta alla sua volontĂ scegliere come spenderli. In realtĂ , questa è una mezza veritĂ e, in ogni caso, rappresenta solo parte del problema. In Italia, infatti, il gioco dâazzardo è illegale e può essere organizzato solamente previa autorizzazione dellâAzienda Autonoma Monopoli di Stato. Autorizzazione che, tuttavia, non è richiesta per i sistemi di loot box, essendo questâultimi non considerati, nel nostro Paese, gioco dâazzardo. Tutto queste li rende, di fatto, una forma parallela e legalizzata di questâultimo. Posto quindi che i sistemi di loot box si trovano in unâarea grigia tra gioco e gioco dâazzardo, il problema principale si pone quando si considera chi effettivamente ne fa uso.
Qualcuno pensi ai bambini!
Stando a uno studio, infatti, il 58% dei videogame piĂš popolari sullo store Google Play contiene loot box. Detto questo, vi basterebbe accedere allo store per notare che la stragrande maggioranza (se non la totalitĂ ) dei titoli con piĂš download su Google Play ha un target che va dai 3 o dai 7 anni in su. Senza considerare, tra lâaltro, che si tratta quasi sempre di giochi free-to-play, cioè accessibili senza alcun costo iniziale. Ciò comporta che, inevitabilmente, sono anche i giochi che piĂš spesso vengono scaricati e giocati da minorenni. Va da sĂŠ che le loot box potrebbero diventare, e nella maggior parte dei casi sono, il primo contatto reale con il gioco dâazzardo dei giovanissimi videogiocatori. Ciò li spingerebbe, come spiegato dallo psicologo e giudice onorario presso il Tribunale dei Minori di Milano Simone Feder ad Ansa, ad assumere una mentalitĂ âcaratterizzata dallâaffidarsi alla fortuna e utilizzare denaro, invece delle proprie abilitĂ â.
Come si sono mossi gli altri paesi?
Alla luce di tutto ciò, non stupisce, quindi, che i principali provvedimenti presi in giro per il mondo riguardino principalmente la tutela dei minori. Nella maggioranza dei casi, però, si tratta comunque di provvedimenti âsoftâ che non comportano lâequiparazione delle loot box al gioco dâazzardo â il che le renderebbe illegali â ma lâobbligo di riportare sulle confezioni (o nella descrizione in caso si tratti di versioni digitali) un segnale che evidenzi la presenza di loot box, se non, addirittura, lâimposizione del rating 18+. Tuttavia, in alcuni paesi come il Belgio, le loot box sono state dichiarate illegali nel 2020 portando molti publisher a rimuovere i propri prodotti dai vari store digitali. In altri, invece, come Olanda e Stati Uniti, non è raro che vengano organizzate, e spesso vinte, class action. A dirla tutta, anche in Italia qualcosa si è fatto: verso la fine dello scorso anno, lâAutoritĂ Garante della Concorrenza e del Mercato ha adottato nuovi standard di trasparenza per i videogiochi in cui sono presenti acquisti in-game, con particolare attenzione a quelli con sistemi di loot box. Questâultimi, però, si limitano allâobbligo di rendere chiaramente visibile il logo PEGI (che indica il rating del gioco) e di esporre un avviso che informi lâutente della possibilitĂ di ulteriori esborsi di denaro durante il gioco. Troppo poco.
Vedremo, dunque, verso che direzione andranno le legislazioni nazionali, sperando che, prima o poi, il problema venga messo in luce anche nel nostro Paese. Bisognerebbe, comunque vada, tenere a mente che, come rilevato da diversi studi, le loot box provocano âun irresistibile impulso al gioco e una crescente tensione che potrebbe essere alleviata solo giocandoâ che, di conseguenza, possono abituare il minore a dinamiche simili a gioco dâazzardo predisponendolo piĂš facilmente a comportamenti economicamente rischiosi.