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Era il mese di gennaio del 2009 quando un gruppo di visionari, celati sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, gettò le fondamenta di una rivoluzione finanziaria senza precedenti: il Bitcoin, la prima valuta digitale (o criptovaluta).

 

Nel corso del suo primo anno di esistenza, il Bitcoin si misurava in mere frazioni di centesimi di dollaro statunitense o, addirittura, con un valore vicino allo zero. Nessuno, all’epoca, avrebbe potuto prevedere che la modesta (e apparentemente trascurabile) nascita di una valuta virtuale avrebbe rappresentato il nucleo di un fenomeno globale, destinato a rivoluzionare irrimediabilmente il panorama economico mondiale.

 

Bitcoin: l’avventura nell’incognita finanziaria

 

È inevitabile che, nel tempo, il modo di gestire e concepire il denaro cambi in base alle implicazioni culturali, economiche e sociali di riferimento. A differenza del mondo reale, il settore dell’informatica e della tecnologia concepisce 15 anni come un periodo di tempo molto lungo. Sarebbe stato impensabile, all’epoca, pensare di affidarsi quotidianamente alle piattaforme digitali per effettuare pagamenti, investimenti e transazioni finanziarie, come accade oggi.

 

Acquistare un Bitcoin significava, nel 2009, investire in qualcosa di estremamente incerto: l’esposizione al rischio di hackeraggio, la mancanza di regolamentazioni chiare e le fluttuazioni estreme del valore erano solo alcune delle preoccupazioni di quei pochi interessati a scommettere su questo nuovo software.

 

Seppur sia difficile fornire una cifra precisa sul numero di persone che decisero di investire in Bitcoin, è invece chiaro che i primi a gettarsi nella mischia furono solo degli “avventurieri digitali”: informatici, programmatori e appassionati di tecnologia che, spinti dalla determinazione e dalla voglia di esplorare il promettente mondo delle criptovalute, sfidarono il rischio e si lanciarono in questa nuova frontiera finanziaria. Acquistarono alcuni Bitcoin per cifre irrisorie e questi vennero trasferiti all’interno di un primo embrione di portafoglio digitale, custodito da password private.

 

L’investitore più famoso è sicuramente Lazlo Hanyecz, un programmatore di Jacksonville (Florida) che il 22 maggio 2010 utilizzò, per la prima volta nel mondo reale, i propri Bitcoin come valuta di scambio: 10.000 Bitcoin per due pizze. Scelta abbastanza discutibile, considerando il fatto che di lì a poco (per l’esattezza il 6 novembre dello stesso anno) la capitalizzazione del Bitcoin avrebbe raggiunto il milione di dollari, con un tasso di cambio pari a mezzo dollaro per Bitcoin. Ad ogni modo, era solo l’inizio di un cammino che, seppur tortuoso, portò il Bitcoin a raggiungere cifre inimmaginabili.

 

Nessuna valuta al mondo ha raggiunto, in 10 anni, una quotazione pari a quella del Bitcoin. Al momento in cui si scrive, un Bitcoin vale ben 47.888,06 dollari; il prezzo viene aggiornato ogni 5 minuti dal sito Soldionline.it.

 

Perdita di accesso, perdita di fortuna: i Bitcoin persi nelle profondità digitali

 

Ciò che viene simpaticamente mostrato nel nono episodio dell’undicesima stagione di The Big Bang Theory, “La complicazione dei Bitcoin” (o The Bitcoin Entanglement), rispecchia la realtà: come il protagonista Leonard Hofstadter, molte persone che investirono anche pochi centesimi in questa valuta nel 2009 lo fecero in maniera del tutto informale o per mera curiosità. Ironicamente (o meglio, drammaticamente) questi ultimi si sono ritrovati ad affrontare, più che un possibile rischio, un problema reale: quello di aver perso le password dei propri portafogli digitali e di aver reso impossibile l’accesso ai propri fondi, inevitabilmente maturati nel corso degli anni.

 

Si tratta di un evento esemplare, che dovrebbe servire da ammonimento sulla necessità di trattare con serietà i propri investimenti finanziari, anche quando sembrano solo un gioco. Tuttavia, ciò non accade: anzi, oggi il mondo delle criptovalute, oltre a essersi consolidato in maniera massiccia, ha visto emergere sfide ben più significative e complesse.

 

La proliferazione delle scamcoins

 

Le scamcoins (o criptovalute truffa) sono criptovalute create con l’intento di ingannare gli investitori e ottenere denaro o informazioni personali in modo fraudolento.

 

I creatori delle scamcoins sono tutt’altro che sprovveduti e, tramite campagne marketing ingannevoli, profili falsi sui social e cloni di criptovalute legittime riescono a far diventare virali i propri progetti, seppur vuoti o addirittura fasulli. Tutto ciò non ha a che fare e non dev’essere confuso con il termine cryptoscam, che si riferisce, invece, a qualsiasi truffa o frode che coinvolga le criptovalute.

 

I principali canali di diffusione delle scamcoins sono l’app di messaggistica Telegram e diverse piattaforme online. Poocoin, ad esempio, è un sito web che si occupa di aggregare i dati (come il prezzo in tempo reale) e fornire grafici dettagliati sull’andamento delle diverse criptovalute; in aggiunta, permette agli investitori di monitorare i propri wallets (portafogli digitali) e di interagire tra loro, promuovendo alcune crypto e creando avvisi personalizzati. Premettendo che questo sito non è direttamente coinvolto nella creazione e nella promozione delle scamcoins, queste ultime possono essere in esso pubblicizzate dagli utenti stessi, i quali sono esenti da controlli di sicurezza mirati e, conseguentemente, sono esposti a vari tipi di minacce online.

 

“Squid Game” e “Rug Pull”: tra finzione e realtà

 

Un esempio di scamcoin ormai famoso è il token non ufficiale (ma omonimo) legato alla serie Netflix sudcoreana Squid Game, reso disponibile agli investitori il 20 ottobre 2021 sottoforma di un pay-to-play: acquistando queste criptovalute, gli utenti avrebbero potuto giocare a un gioco ispirato alla serie tv e sarebbero stati premiati, all’interno di esso, con “token $SQUID”.

O almeno, questo è ciò che gli fecero credere i promotori.

 

 

In sole due settimane, Squid Game arrivò a valere ben 2.861 dollari e il market cap (cioè il valore totale in dollari) arrivò a 2,1 milioni di dollari (il picco più alto fu, addirittura, di 7 milioni). Crescita piuttosto irregolare; affiancata al fatto che gli utenti stavano riscontrando alcune difficoltà nel ritirare i propri soldi (che nel frattempo continuavano ad aumentare), ciò spinse l’ex Twitter (ora X) a limitare temporaneamente l’account della criptovaluta, con l’accusa di attività sospette.

 

Tutto ciò non ha impedito ai creatori di prelevare l’intera liquidità (pari, in quel momento, a poco meno di 3,4 milioni di dollari) e riscontrare che, come previsto, si trattava di una scamcoin.

 

Quest’operazione è stata un gigantesco rug pull: questo termine si riferisce a una manovra dannosa che si verifica quando gli sviluppatori di una criptovaluta abbandonano improvvisamente il progetto, fuggendo con i fondi degli investitori e facendo precipitare il valore della criptovaluta (nel caso di $SQUID si era giunti a quasi una frazione di centesimo). In poche parole, è una truffa con la quale si “tira il tappeto” dai piedi degli investitori, lasciandoli senza alcuna possibilità di recupero dei loro fondi.

 

La riduzione delle truffe online

 

Squid Game è stata solo una delle molteplici scamcoins ad aver truffato gli investitori; si tratta di un fenomeno che persiste e continuerà a farlo, seppur (forse) con un impatto minore. Le truffe facilitate sono diminuite da 55,4 milioni di dollari nel secondo trimestre del 2023 a 13,6 milioni nel terzo trimestre dello stesso anno, con una diminuzione del 75% dell’importo perso dagli investitori a causa delle truffe.

 

Secondo le analisi, questa diminuzione può essere attribuita a vari fattori: un aumento della consapevolezza complessiva tra i membri della comunità, un’impennata nei prodotti di sicurezza che segnalano siti web e attività dannose e la numerosità di utenti che individuano le truffe in anticipo e forniscono avvisi prima che i truffatori possano avere successo.

 

Scamcoins come casinò

 

Perché, allora, le persone continuano a investire nelle scamcoins, pur conoscendone i rischi?

 

Le scamcoins, a differenza delle critpovalute tradizionali, raggiungono picchi di valore molto alti in poco tempo, arrivando a market cap davvero elevati. Gli utenti sanno riconoscere una criptovaluta legale da una seconda truffaldina, ma decidono consapevolmente di rischiare e provare a far maturare molti soldi in poco tempo per poi battere sul tempo gli sviluppatori, ritirando per primi la propria liquidità.

 

Verrebbe da chiedersi: davvero le persone tengono così poco alle proprie risorse finanziarie?

 

Ci sono molti modi di investire i propri soldi e le criptovalute sono, ormai, largamente diffuse. La scelta di fidarsi delle scamcoins sembra essere quella che, in questo campo, richiede il minimo sforzo e fa ottenere il massimo risultato ed è per questo che potrebbe essere paragonata al gioco d’azzardo.

È un po’ come scommettere su un mazzo di carte truccato: si potrebbe vincere qualche volta, ma alla fine il banco (o, in questo caso, lo sviluppatore truffaldino) ha sempre la meglio, perché lascia l’investitore senza speranze e con un portafoglio più leggero.

 

 

Fonti:

Wired, Storia breve del Bitcoin

“The Bitcoin Entanglement”, The Big Bang Theory

PooCoin

Soldionline.it

Cosa sono le scamcoins?

Squid Game, la criptovaluta truffaldina

Rug Pull

La riduzione delle truffe online

 

Immagini:

Il pump and dump del prezzo di SQUID, fonte CoinMarketCap