Toba(n)cco: la nuova frontiera della nicotina
Gli anni venti del nuovo Millennio si aprono con un’ambizione degna di Napoleone: smettere di fumare.
Per oltre cento anni il consumo di tabacco è passato inosservato dalle politiche pubbliche, non ritenendolo un fattore abbastanza importante da meritare attenzione nell’agenda delle priorità dei governi. La società non ha mai trattato i fumatori come dei soggetti con dei problemi di dipendenza come ad esempio chi fa uso di sostanze stupefacenti, pur consapevole che la nicotina sia LA dipendenza per eccellenza.
WHO, OECD, l’Unione Europea e anche pubbliche istituzioni come il Ministero della salute e il U.S. Department of Health & Human Services, ci forniscono dati precisi che dovrebbero fare riflettere riguardo la dipendenza da nicotina.
Il 21% della popolazione mondiale, pari ad oltre un miliardo di consumatori, fa uso di tabacco. Il mercato delle sigarette vale 818 miliardi di dollari.
La partita a Risiko è contesa tra i migliori cinque: China National Tobacco Corporation, Philip Morris International, British American Tobacco, Japan Tobacco International e Imperial Tobacco Group.
Le sigarette stanno diventando sempre meno un fenomeno di tendenza, ed è chiaramente desumibile dal netto calo dei consumi di tabacco.
Come spiegare ciò?
Entrano in gioco fattori politico-economici come il rincaro dei prezzi e la crescente regolamentazione delle sigarette: dal 2014 l’Unione Europea ha cominciato una manovra che prevede regole sempre più stringenti, come l’abolizione dei pacchetti da 10 sigarette, il divieto di utilizzare aromi particolari per la produzione di sigarette come menta ed erbe, il divieto di fumare in auto quando presente un minore o una donna in gravidanza.
L’aumento del prezzo delle sigarette ha causato un diretto aumento dei traffici illegali spiegati dalla correlazione diretta tra forti aumenti legati alla pressione fiscale e vendite illecite.
Sappiamo che l’industria del tabacco garantisce entrate stabili per i governi di tutto il mondo.
Ma anche cambiamenti di tipo sociale: dalla generazione Z in poi il tabagismo sembra non attirare più i ragazzi. Forse hanno imparato la lezione dalle generazioni precedenti e non sembrano voler scendere a compromessi con tutte le conseguenze, dalle più frivole come l’odore sui vestiti, al cancro ai polmoni.
L’ONU entra in nostro soccorso con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile in tema di salute e benessere specificando, nel terzo dei diciassette punti, di “rafforzare l’attuazione della Convenzione quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità sul controllo del tabacco in tutti i paesi, a seconda dei casi”.
Movimenti come Fridays for Future riportano in auge i valori della lotta per l’ambiente, sensibilizzando l’opinione pubblica ed incoraggiando uno stile di vita ecosostenibile a base di riduzione degli sprechi, prodotti km zero e attività fisica. Fumare si dimostra incoerente coi valori alla base di questo tipo di lifestyle.
Abbiamo ampiamente preso coscienza del fatto che il fumo nuoce gravemente alla salute di se stessi e degli altri. Qual è il prossimo passo verso un futuro migliore?
“We can see a world without cigarettes. And actually, the sooner it happens, the better it is for everyone. Cigarettes should be treated like petrol cars and banned within a decade”
Queste sono le parole rilasciate dal CEO di Philip Morris, Jacek Olczak, durante un’intervista rilasciata a luglio 2021, in cui l’azienda ha espresso l’intenzione di interrompere la vendita di sigarette tradizionali nel Regno Unito entro i prossimi dieci anni.
Il CEO parla anche di dare una possibilità alle nuove sigarette elettroniche da intendersi come un primo passo per allontanarsi dalla dipendenza dal tabacco.
Stiamo assistendo ad una diversificazione dell’offerta che gradualmente sta lasciando il porto sicuro dal tradizionale tabacco combustibile.
I prodotti a riscaldamento del tabacco (THP) e le e-cig ne sono una prova. Non a caso, IQOS è presente nelle nostro vocabolario di uso comune ed è oggetto di veri e propri dibattiti tra gli amanti dello svapo e gli assidui sostenitori del tabacco tradizionale.
Questi prodotti non ricreano fedelmente l’esperienza della sigaretta, ma si inseriscono come una alternativa laddove il tabacco combustibile non è più permesso o socialmente accettato.
Diventano un surrogato del tabacco tradizionale anche perché il percepito da parte degli utenti è la possibilità di concedersi un vizio limitandone il più possibile i rischi.
Il luogo comune, si troverebbe nell’assunto che le e-cig conterrebbero nicotina, ma senza tutte le altre sostanze nocive presenti all’interno delle sigarette quali il catrame.
Sappiamo la nicotina essere l’elemento che crea dipendenza, ma ciò che si demonizza delle sigarette tradizionali è l’azione di combustione del tabacco e tutti gli additivi presenti nel processo di fabbricazione della sigaretta come quelli utilizzati per trattare le cartine.
L’innovazione tecnologica permette all’utente di personalizzare l’esperienza delle e-cig in base ai propri gusti; dal colore, al packaging, al sapore, ai gadget, alle opzionali quantità di nicotina presenti.
Cosa si nasconde dietro alla dichiarazione di Philip Morris?
L’azienda nel 2016 ha subìto un cambio di purpose con un controverso slogan: “Delivering a Smoke-Free Future”
Nel suo statement of purpose l’azienda parla di questo cambiamento come una mossa volta a convincere i fumatori a cambiare e che le alternative da loro proposte li aiuteranno. Si impegna a raggiungere questo obiettivo insieme all’aiuto dei governi che dovranno promuovere policy che vertono nella stessa direzione.
L’acquisizione, da parte della madre delle Marlboro, di due importanti gruppi nel settore farmaceutico: la britannica Vectura e la danese Fertin Pharma sembrano essere in linea con questi nuovi valori.
Così facendo il gruppo ha a disposizione tutto il know-how necessario per mettere a punto terapie inalatorie complesse, creare prodotti ibridi a metà tra un farmaco ed una e-cig, dando una forte spinta verso il futuro e dimostrare al mondo, il cambio di rotta verso il settore healthcare e wellness.
Philip Morris stupisce ancora una volta ponendosi come obiettivo di ottenere entro il 2025 metà dei propri ricavi tramite la vendita di prodotti senza combustione, con la “beyond nicotine” strategy.
Conseguenza o causalità?
Una vita senza sigarette è un obiettivo che la società sogna da anni; tutti sappiamo che per far sì che un cambiamento perduri nel tempo, deve avvenire tramite piccoli passi, allontanandosi il meno possibile dallo status quo.
Il 2003 è l’anno in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità stipula la “Convenzione Quadro sul Controllo del Tabacco (FCTC)” il cui obiettivo è fornire ai governi linee guida per ridurre l’uso del tabacco. I rappresentanti si riuniscono ogni due anni per discutere delle evoluzioni e delle strategie migliori da adottare per continuare la battaglia contro le sigarette.
In gergo si chiama cooperation of parties (COP) e l’ultima si è svolta lo scorso 13 novembre.
Durante COP9 si è parlato del calo del numero di fumatori, da 1.32 miliardi (nel 2015) a 1.30 miliardi nel 2021 e dell’esigenza di fondi per continuare la campagna contro la prima prevenibile causa di morte nel mondo. Ha scatenato non poche controversie l’ultima Cop perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità si schiera contraria contro ogni tipo di vape.
Nel 2019 il Governo inglese emana il Prevention Green Paper dichiarando la UK smoke free entro il 2030.
Il documento pone le attività di prevenzione della salute al centro delle nuove policy inerenti alla sanità del paese, a livello locale e nazionale.
L’ambizione sarebbe quella di fermare sul nascere i comportamenti che provocano uno stile di vita dannoso per i cittadini, con la volontà di instillare consapevolezza dei rischi alla salute, legati all’abuso di determinate sostanze e in generale legati alla sfera del benessere individuale, anziché dare priorità al trattamento e alle cure delle malattie.
Appare così evidente che il mondo si sta attivando, in maniera quasi aggressiva, per bandire il tabacco dalle nostre abitudini.
Rimane del mistero attorno alle e-cig; sembrano un surrogato delle sigarette ma anche una via di fuga dalle stesse.
Alla luce di queste informazioni, come spiegare la nascente industria del vaping? Quali saranno le prossime mosse dei produttori di tabacco?