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“Poca voglia di ritornare al lavoro, a guardare il muro con il rumore del traffico in sottofondo?”

“Lavorare al Nord restando al Sud: in Randstad spazio alle candidature per il South Working.”

“La natura fa bene anche al lavoro. In Finlandia lo smart working ora si fa nei boschi.”

 

Ci si imbatte sempre più spesso, oggi, quando si leggono notizie riguardanti il mondo del lavoro, in titoli o post come quelli riportati sopra. Parliamo di nuove tipologie lavorative, che meglio si adattano con il worklife balance, “l’equilibrio tra la vita privata e lavoro per far convivere in maniera pacifica la sfera professionale e quella privata”, ormai centrale nelle scelte organizzative aziendali e nelle politiche di sviluppo territoriale: enti pubblici e privati, infatti, anche a seguito della pandemia da Covid 19, considerano la flessibilità lavorativa e il lavoro da remoto un’opportunità di rigenerazione per paesi e comunità delle aree extra urbane italiane, condizionati da decenni di abbandono e spopolamento abitativo.

 

È il caso del progetto Natworking, associazione di promozione sociale nata nel novembre del 2019 e formata da un gruppo di giovani rigeneratori urbani, che si pone l’obiettivo di contribuire allo sviluppo locale e al turismo lento, sfruttando i cambiamenti nel mondo del lavoro. Il gruppo offre servizi di progettazione alle piccole comunità come il recupero e il riutilizzo di immobili abbandonati o sottoutilizzati da convertire in spazi di coworking e la progettazione e comunicazione di attività legate al turismo esperienziale. Il progetto, vincitore della call for ideas Mind Club 2020, vede già coinvolti diversi piccoli borghi in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta che, offrendo servizi di pernottamento e/o il noleggio di una scrivania singola o in condivisione, accolgono chiunque voglia lavorare o studiare immerso nella natura e lontano dal caos cittadino, con la possibilità durante le pause lavorative di partecipare ad attività culturali e sociali: escursioni di trekking o bike touring, laboratori esperienziali artigianali ed enogastronomici e visite guidate alla scoperta delle ricchezze paesaggistiche e storiche del territorio.

Il progetto Natworking, tuttavia, non rappresenta un caso isolato nel contesto nazionale. Simile nelle modalità e negli obiettivi è la piattaforma di business travel EveryWhere Tew che vuole favorire l’incontro tra luoghi inesplorati e viaggiatori-nomadi digitali, offrendo ai territori le condizioni necessarie per il lavoro in smart working. Un’iniziativa analoga, che lega anch’essa il mercato del lavoro al turismo e alla valorizzazione territoriale, è South Working, che intende “colmare il divario economico, sociale e territoriale tra Nord e Sud Italia” creando condizioni favorevoli affinché dipendenti e lavoratori delle imprese settentrionali possano vivere e lavorare al Sud o nei territori marginalizzati della penisola. Non mancano, infine, movimenti individuali come quello di Davide Fiz, lavoratore free-lance ideatore del progetto Smart Walking, che da marzo a ottobre 2022 ha percorso 20 cammini italiani, spostandosi la mattina e lavorando nel pomeriggio da posti sempre diversi, comunicando la propria esperienza sui social con l’obiettivo di sensibilizzare al remote working alla mentalità smart come fattore importante sia per un corretto work life balance che per la riscoperta di borghi e cammini attraverso il turismo lento e fuori dai circuiti mainstream.

Grazie a iniziative come queste, dunque, può essere incentivata l’accoglienza da parte dei piccoli borghi delle aree interne, offrendo una possibilità a chiunque voglia lavorare o studiare a contatto con la natura, di realizzare il proprio desiderio e di vivere un’esperienza sociale e culturale alla scoperta delle bellezze del nostro Paese.