In queste ultime settimane gli NFT sono stati associati a qualsiasi settore, hanno avuto una crescita esponenziale e i prezzi dei token macinano record su record.

Tra i campi di applicazione più interessanti vi rientra a pieno titolo l’arte. Vediamo in questa intervista quali sono i cambiamenti che gli NFT possono portare in questo settore e come si sta muovendo l’imprenditore Andrea Concas, fondatore delle startup Art Backers e Art Rights e creatore, tra le altre, di AB Gallery, una rete di gallerie che propone un nuovo concetto di arte attraverso una selezione di opere d’arte di artisti e fotografi contemporanei e storicizzati.

Ciao Andrea, ti chiedo di presentarti ai nostri lettori con un focus sul tuo percorso di studio e quanto esso abbia effettivamente influenzato le tue scelte future.

“Sono Andrea Concas e sono un imprenditore, un art tech entrepreneur. Mi occupo di come le tecnologie possano supportare il mondo dell’arte e i suoi player, prima di tutto gli Artisti. Lo faccio con una startup innovativa, Art Rights, che si occupa della certificazione delle opere d’arte e sono docente e keynote speaker di tematiche legate al Marketing Culturale e Digital Innovation legate all’imprenditoria nel mondo dell’arte. Quindi, in questo campo, buona parte di me è anche divulgativa, affrontando a 360 gradi queste tematiche: Arte, Innovazione e Tecnologia.

Dal punto di vista formativo ho una laurea in Marketing del turismo, poi mi sono specializzato in Management dei beni e servizi culturali e successivamente un master di specializzazione all’Harvard University legato alla digital innovation, quindi, dedicato ai mercati innovativi.”

Da dove nasce il tuo interesse nell’arte? C’è stato un episodio che ti ha avvicinato a questo mondo?

“Ho avuto la fortuna di nascere in mezzo all’arte. Mio padre è uno Storico dell’Arte e Museologo ed è stato direttore di Musei Statali, per questo fin da bambino ho vissuto da vicino questo settore. Di pari passo avevo un interesse verso le tematiche del marketing e del turismo e poi mi sono specializzato nel management dei beni e servizi culturali.

Avendo avuto la fortuna di vivere fin da bambino il mondo dell’arte e lavorando con mio padre, da lì è stato naturale proseguire e trovare la mia strada.”

Perché, secondo te, gli NFT non sono una moda passeggera e cos’è “Art Rights”?

“È ancora presto per dire che gli NFT NON siano una moda passeggera. Gli NFT sono un’applicazione di una tecnologia. È molto difficile in questo momento, in cui per giunta c’è grande interesse derivante dalle grandi movimentazioni di mercato, prevedere gli sviluppi futuri.

Quello che posso dire è che sicuramente non sarà una moda la tecnologia Blockchain, che offre la possibilità di rendere le informazioni incorruttibili e immodificabili perché registrate su una rete di database distribuiti. In tal senso, nel mondo dell’arte, come in altri settori, essa può rientrare a vario titolo: nella gestione dei contratti, nella gestione dei diritti primari o secondari legati alle opere d’arte, e nel mercato.

Gli NFT sono un fenomeno di assoluto interesse. Art Rights, in tal senso, ci sta lavorando da molto tempo, ma la visione è quella di lavorare, paradossalmente, per l’autenticazione e la certificazione delle opere d’arte fisiche dove avvengono la maggior parte degli scambi sul mercato.

Gli NFT sono una declinazione, derivata dall’utilizzo di questa tecnologia, per le opere digitali. Lì è perfetta, ma in questo momento il mercato dell’arte digitale ha dei numeri relativamente bassi.
È vero che sono stati transati oltre 400 milioni di dollari negli ultimi mesi, ma il mercato dell’arte ne vale 50 miliardi secondo l’ultimo Report di UBS e Art Basel, quindi ancora non stiamo parlando di cifre rilevanti e, per giunta, dei 400 milioni, non tutte sono transazioni di crypto arte.”

Pensi che gli NFT possano democratizzare il mondo dell’arte permettendo a tutti di poter pubblicare le proprie creazioni e, in futuro, portare l’arte digitale al pari di quella fisica?

“In realtà no, nel senso che non saranno la Blockchain o gli NFT a ricoprire il ruolo di panacea dei mali dell’arte. Oggi chiunque può creare un’opera d’arte, nessuno lo vieta. Il problema sarà venderla, sarà trovare una valenza culturale, e anche gli NFT avranno i medesimi problemi. Quindi, quello che potrà portare in questo momento è un nuovo mercato e, di conseguenza, nuova linfa economica.

Ma in questo momento, questo mercato non ha nulla a che fare con il mondo dell’arte, se non per il passaggio di Christie’s dell’opera di Beeple da quasi 70 milioni di dollari.

Il mondo degli NFT è basato su regole del mondo crypto, quindi crypto economie e criptovalute, che hanno dinamiche proprie. Cosa diversa è, invece, quello dell’arte. A tutti piace pensare che la tecnologia possa risolvere le problematiche generali del mondo dell’arte, ma in questo mondo l’innovazione è di processo e non tecnologica. La tecnologia può supportare i cambiamenti, a patto che siano accettati dagli stessi player del settore.

Sicuramente gli NFT danno una possibilità ad alcune categorie di artisti di trovare il proprio spazio nel mercato (cosa che già i social network permettevano di fare). Infatti, oggi ci sono artisti che godono di grande attenzione da parte del proprio pubblico e riescono a vendere le opere senza passare dai canali canonici di validazione e vendita delle opere quali case d’asta o gallerie, ma vendendo direttamente al pubblico.

Quindi gli NFT, in tal senso, vanno a tagliare una serie di intermediari i quali, però, non sono solo dei distributori, ma portatori di valore, di validazione e di collaborazioni, andando a contribuire anche per quanto riguarda il valore culturale di un’opera. Noi non possiamo pensare ad un mondo dell’arte senza queste validazioni.

Poi, che si voglia disegnare su un foglio o creare un file digitale, non c’è nessuna legge che lo vieta.”

Qual è, secondo te, il fattore chiave che permette di diventare dei crypto artist? Cosa distingue artisti come Beeple rispetto a uno sconosciuto che fa un collage di 5000 immagini?

“Chiunque può tagliare una tela, ma ciò non vuol dire che questa sia un Lucio Fontana. Non è esclusivamente l’atto in sé o il collage. Beeple non è un classico artista ma un illustratore, non ha mai avuto un percorso di validazione nel mondo dell’arte. Questo è stato lo shock, il corto circuito, più grande.
Beeple è il terzo artista più venduto nel mondo pur non avendo uno storico, un curriculum. Ha certamente lavorato per grandi marchi, ma come illustratore. Le sue opere non sono state esposte al MoMA o battute all’asta prima di quel fatidico 11 marzo 2021. Con gli NFT se hai carta e penna o se hai un computer con Photoshop, con tecnica e una visione, puoi creare delle opere.

Ma, per rispondere alla tua domanda, innanzitutto bisogna dire che Beeple, al contrario, non era affatto uno sconosciuto nel settore crypto. Fu, anzi, uno dei primi a usare questa tecnologia, fin dal 2014, vendendo delle opere singole a 6 milioni. La novità è stata il mutamento della community che in quest’ultimo caso è al di fuori del mondo crypto. In questo momento ci sono regole precise nel mondo cripto: terminologia e linguaggio, tone of voice e dinamiche di acquisto tra i collezionisti (come del resto avviene anche nel mondo fisico).

Semplicemente lui aveva tutti i requisiti richiesti da questo nuovo tipo di community. Beeple godeva del supporto della community, chi ha partecipato all’asta di Christie’s e poi chi si è aggiudicato l’opera erano tutti collezionisti di crypto art, portatori di ingenti capitali, reali e non virtuali.

C’è da fare un’importante distinzione tra l’arte e i collectibles. Spesso le opere di cui si parla sono semplicemente delle immagini che la gente compra per collezionarle e non opere d’arte nel senso canonico del termine.

Ad oggi la piattaforma di vendita fa la differenza e, dove il mercato è completamente libero, pubblicare la propria opera su una di queste piattaforme determina, quasi automaticamente, il successo dell’opera e del suo artista.
Quindi, paradossalmente, la piattaforma valida l’artista al pari di un museo o di una galleria.

Tutti vorremmo sentirci dire che questa tecnologia rivoluzionerà il mondo e che tutti potranno diventare artisti milionari ma bisogna guardare con occhio critico e, nonostante come società e startup avrei tutto l’interesse, al momento, a mio avviso, ci sono delle problematiche a livello sociale, fiscale, culturale e deontologico.”

Quali sono i tuoi progetti futuri e qual è la visione di Art Rights?

“Nel nostro caso, che condividiamo il fatto che anche la crypto avrà il suo ruolo, il progetto sarà quello, da un lato, di supportare artisti, collezionisti, professionisti e galleristi nella certificazione delle proprie opere e del corredo documentale affinché ci sia più fiducia in questo mondo e, dall’altro, continuare a implementare la piattaforma di Art Rights, anche attraverso gli NFT, ma selezionando gli artisti a monte, lavorando sulla curatela e assicurandoci che le opere da loro prodotte abbiano sia il diritto di essere tokenizzate sia che abbiano il diritto di “firmare” l’opera a nome loro e che, quindi, effettivamente gli utenti siano verificati.

Creando una community verificata, possiamo utilizzare gli NFT e la crypto art usando le regole del mondo dell’arte ma applicando la tecnologia Blockchain alla base degli NFT. Si crea, in questo modo, un circolo virtuoso in cui l’opera fisica e l’opera digitale possono essere accompagnate da un corredo di verifica di chi e come le abbia fatte e che possa permettere loro anche di guadagnare da questo aspetto.”

Come vedi il mondo dell’arte nei prossimi 10 o anche 20 anni (vista la “lentezza” del settore)?

“Quello che è successo con la crypto ha smosso le acque perché nel momento in cui arrivano grandi case d’asta, come Christie’s e Sotheby’s, sicuramente gli operatori sono obbligati, perché lo sta imponendo il mercato, ad aggiornarsi.

Questo è un momento di grande fermento in cui le tecnologie potranno avere un ruolo sempre più importante. Ora bisogna essere in grado di spiegare ai player quali potrebbero essere i benefici che possono trarre dall’utilizzo. Il mondo dell’arte, che era già affaticato da altre situazioni, come un mercato più chiuso, sta cercando nuove soluzioni e queste soluzioni, legate anche al digitale, potranno dare nuova linfa e accogliere nuovi protagonisti. Il problema starà nell’applicazione di queste regole.

Il mondo dell’arte è capace di prendere tutto questo e sviluppare le sue dinamiche come del resto sta facendo la crypto. Perché è sbagliato associare il mondo crypto a quello dell’arte, che ha le sue regole e dinamiche. Quello che si sta cercando di fare ora è di applicare queste regole al settore della cripto.
Unendole alle opere fisiche, cercando di capire il ruolo delle gallerie, delle fiere d’arte o dei musei.

Per fare questo servirà del tempo e molte di queste riflessioni saranno oggetto di discussione nei prossimi anni: l’unione del fisico e del digitale, delle nuove possibilità di mercato derivate da un pubblico più ampio e, anche, di nuovi collezionisti provenienti dalla crypto art o dagli NFT.”