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Se c’è una cosa che abbiamo sicuramente appreso da questo funesto 2020 è proprio che i social sono ormai arrivati a dettare, nel bene o nel male, le regole e i tempi della nostra vita. Il lockdown obbligato della scorsa primavera ha infatti esplicitato una verità finora rimasta in sordina: siamo tutti diventati, direttamente o indirettamente, schiavi della rete.

Nel periodo di quarantena, a cui tutta l’Italia ha dovuto sottostare per contrastare l’avanzamento della pandemia, i social sono stati sicuramente un mezzo efficace per vincere la solitudine. Instagram, Facebook e Whatsapp ci hanno infatti permesso di mantenere i rapporti sociali e rimanere aggiornati su cosa stesse accadendo fuori dal microcosmo di casa nostra. Ma nell’elenco delle app che non possono mancare sul cellulare fa capolino un’altra icona che ha ormai conquistato il posto fisso nella nostra schermata home ed è destinata a rimanerci ancora per molto: sto parlando di TikTok.

Secondo i dati statistici, è TikTok l’applicazione più scaricata del 2020. Ma perché un’altra app? Facebook e Instagram non ci bastavano?

TikTok, questo sconosciuto

Lanciato in Cina nel 2016 inizialmente sotto il nome di musical.ly, TikTok è la nuova piattaforma social che nello scorso anno ha letteralmente subito l’invasione da parte di milioni di giovani. Ne abbiamo sentito parlare ininterrottamente per molti mesi, ma di cosa si tratta veramente?

Il social è nato come piattaforma destinata ad un pubblico di adolescenti ma l’età media degli utenti, ad oggi, si aggira tra i 18 e i 24 anni. Il social network cinese ha registrato un vero e proprio boom di nuovi iscritti nel 2020, complici la noia e la necessità di novità scaturite dal lockdown, ed è arrivato a toccare i 63,3 milioni di download solo nel mese di agosto. Il suo cavallo di battaglia è sicuramente la completa rivoluzione del concetto di “contenuto”: sulla piattaforma infatti si trovano solo dei mini-video dalla durata massima di 15-30 secondi, non ci sono foto e non c’è uno spazio dedicato al pubblico confronto (manca, per così dire, un analogo dei post su Twitter o Facebook). L’unica possibilità concessa agli utenti per scambiarsi opinioni è utilizzare lo spazio dedicato ai commenti presente sotto ogni video. Questa opzione però risulta estremamente limitante se si considera che esiste un massimo di battute relativo ad ogni commento. Molto spesso infatti si scatenano vere e proprie discussioni causate principalmente da incomprensioni o fraintendimenti dovute proprio a commenti precedenti. Talvolta, la giungla che si scatena sotto ad ogni video degenera in veri e propri dissing, “litigi a distanza” pieni di astio e uscite teatraleggianti, che possono trascinarsi per giorni.

Sebbene queste novità possano sembrare a primo impatto disorientanti (anche per un qualsiasi utente della genZ), ci si accorge ben presto che non siamo lasciati soli nell’esplorazione di questo nuovo mondo: l’algoritmo di TikTok infatti ci accompagna assiduamente in ogni nostra ricerca.

La presenza costante di un tracciamento che incrocia i nostri interessi con i contenuti virali è incredibile ed inquietante allo stesso tempo. Nonostante siamo tutti consapevoli di essere ogni giorno direttamente o indirettamente controllati (basti pensare ai cookie di Google), la personalizzazione attuata da TikTok è incredibilmente tangibile. L’algoritmo infatti governa i contenuti che ci vengono mostrati sulla base di interessi specifici, like, trend ed interazioni. In questo modo, la “home” (per i più esperti, il feed) di due utenti, anche coetanei e con interessi simili, può risultare completamente differente a seconda dei parametri valutati dall’applicazione.

Dimmi com’è il tuo feed e ti dirò chi sei

La struttura dell’applicazione in realtà è semplice ed immediata. Sulla piattaforma infatti esistono solamente due sezioni principali: i “seguiti” ed i “per te”. Se da un lato nei seguiti troviamo solo video di utenti selezionati da noi, nei “per te” troviamo i video fatti su misura per noi. Vi compaiono infatti i trend del momento, i contenuti virali o appositamente consigliati dall’algoritmo di tiktok.

Può accedere quindi che per un periodo la tua schermata sia occupata costantemente da video di Timothee Chalamet, gattini e ricette vegane, per poi passare irragionevolmente a popolarsi di comedy, vlog e “what I eat in a day”: dipende tutto da te e dall’algoritmo.

É necessario puntualizzare che comunque TikTok si è dimostrato essere un grande bacino di creatività, nel senso più democratico del termine. Ogni utente della piattaforma è infatti un potenziale “content creator”e ha le piene possibilità di generare un trend o di far diventare virale un proprio video (registrato amatorialmente col proprio cellulare) , raggiungendo centinaia di migliaia di visualizzazioni in poche ore…se l’algoritmo sarà clemente. L’unica autorità a cui l’utente deve sottostare infatti rimane l’algoritmo: niente su TikTok è affidato al caso.

L’interrogativo a questo punto rimane solo uno: siamo noi a decidere cosa guardare o è l’algoritmo che decide cosa farci piacere?

Non solo balletti

Siamo ormai nel 2021 e TikTok è sicuramente diventata una di quelle applicazioni mainstream fondamentali che tutti conosciamo, nel bene o nel male. Il nuovo social è rivoluzionario proprio nella sua istantaneità: tra migliaia di mini video di 15 secondi si nasconde un mondo pieno di risorse e creatività, che è riuscito ad inglobare anche la cultura.

Si potrebbe dire che l’audience si divide tra chi lo giudica “aberrante ed infantile” e chi invece ritiene che sia una “grande risorsa”. Di rado infatti si incorre nella cosiddetta “macchia grigia” degli indecisi: Tiktok o lo odi o lo ami, raramente esistono vie di mezzo. Se lo scarichi, finisci inevitabilmente con l’esserne un avido consumatore. Troppo spesso infatti si finisce con lo spendere inconsapevolmente intere ore scrollando da un video ad un altro e ascoltando sempre le solite canzoni in tendenza: senza accorgertene, quei ripetitivi jingle diventano così anche il sottofondo delle nostre esperienze giornaliere.

I più scettici si rifiutano di scaricarlo perché ritengono che sia un’applicazione estremamente superficiale. La piattaforma infatti è diventata famosa proprio per la possibilità di abbinare musica (o altri contenuti audio) a brevi video di ogni tipo. Se però i trend iniziali consistevano principalmente nel realizzare semplici coreografie su una base musicale, adesso possiamo affermare che questi confini sono stati ampiamente superati. Il Tiktok di oggi non è più il mondo dei “balletti” dell’esordio. Sulla piattaforma possiamo trovare una grande varietà di contenuti a scopo ludico o didascalico, dall’attivismo a tematiche lgbtqia+, alla politica fino alla cultura. Nel giugno scorso per esempio, la piattaforma è stata letteralmente invasa da video/testimonianze del movimento BLM (Black Lives Matter), esponendo pubblicamente i fenomeni di violenza messi in atto dalla polizia contro gli afroamericani e mostrando così la rivoluzione che finalmente stata avvenendo negli USA contro secoli di razzismo sistemico. Milioni di utenti hanno visto, ricondiviso e commentato i video delle proteste, contribuendo a diffondere i valori del movimento.

UffizziGalleries on Tiktok

In un mondo in costante accelerazione, dove la soglia dell’attenzione si riduce sempre di più e la comunicazione diventa immediata, è necessario adeguarsi alle regole del gioco.

La capacità del content creator sta proprio nel riuscire ad “evocare” i concetti più che nell’enunciarli, e sicuramente chi gestisce l’account Tiktok degli Uffizi (@Uffizigalleries), uno dei musei più famosi al mondo per le sue straordinarie collezioni di sculture antiche e di pitture (dal Medioevo all’età moderna), è riuscito nell’intento.

A causa dell’emergenza sanitaria causata dalla pandemia del coronavirus, i musei sono stati costretti a rimanere chiusi per mesi, rendendo così impossibile a milioni di persone di poter accedere ai luoghi dell’arte. Di fronte alla stasi totale però, gli Uffizi sono un grande esempio di propositività ed ingegno. Se è impossibile avere un contatto diretto col visitatore, occorre portare l’arte sui social, a casa del pubblico: e quale miglior vetrina sul mondo se non proprio TikTok?

La campagna social messa in atto dalla pagina ufficiale degli Uffizi è chiara: in questo periodo storico, è più che mai necessario diffondere e far conoscere le opere d’arte ad un pubblico più vasto possibile, cercando in particolare di catturare l’attenzione del target giovanile, così da trasformare followers in futuri visitatori.

“Questi video ideati e creati con il linguaggio al momento più convenzionale ai giovani, permettono all’arte di avvicinarsi alle nuove generazioni” afferma Ilde Forgione, social media manager degli Uffizi, in un’intervista su RepubblicaFirenze. Forgione racconta che il progetto è nato in accordo con il direttore Eike Schmidt che, sempre su Repubblica, spiega come secondo lui anche un museo possa fare umorismo: “serve ad avvicinare le opere a un pubblico diverso da quello cui si rivolge la critica ufficiale, ma anche a guardare le opere in modo diverso e scanzonato. In un momento difficile come questo, è importante, ogni tanto, concedersi un sorriso e un po’ di autoironia. E se è possibile farlo grazie alla grande arte, ancora meglio”.

Tra i video creati dall’account Uffizigalleries diventati virali su TikTok non si può non consigliare la visione di alcune clip, come il video sul ritratto di Petrarca , poeta proto-umanista consumato dall’amore per Laura, che ha raggiunto gli oltre 64mila likes grazie all’acuta scelta di un audio trend del periodo.  Tra gli altri video di successo, ricordiamo il TikTok fatto in occasione del GayPride, il video con protagonista La Primavera di Botticelli e quello che racconta il mito del satiro Marsia, scorticato vivo da Apollo.

Gli Uffizi si sono quindi dimostrati un grande esempio di innovazione ed apertura in un mondo troppo spesso recidivo al cambiamento.