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Il turismo, tra i settori principali dell’economia mondiale, ha un importante ruolo nello sviluppo socioeconomico dei territori, generando ricchezza e occupazione. Tuttavia, quando ciò non accade, si parla di Tourism Leakage, uno degli impatti negativi e spesso nascosti del settore turistico.

Secondo la definizione del WTO, con Tourism Leakage si intende quel “processo mediante il quale una parte delle entrate in valuta estera generate dal turismo, invece di essere trattenuta dai paesi che ricevono turisti, viene trattenuta dai paesi che generano turisti o ritorna a questi sotto forma di profitti, reddito, rimborso di prestiti esteri e importazioni di attrezzature, materiali, capitali e beni di consumo per soddisfare le esigenze del turismo internazionale e delle spese promozionali all’estero.”

Il problema è presente soprattutto nei paesi in via di sviluppo e nelle piccole mete esotiche insulari come le Maldive e gli stati caraibici, dove secondo il UNWTO il denaro speso dai turisti, ma non circolante nell’economia locale, è pari quasi all’80% del totale.

Al tempo stesso, seppure in misura minore, la dispersione di denaro si verifica anche nelle maggiori destinazioni turistiche internazionali contribuendo, anche a causa dell’overtourism, ad accrescere l’insofferenza verso i visitatori da parte dei residenti, come testimoniato da conflitti e manifestazioni che negli ultimi anni hanno interessato diverse città, tra le tante Barcellona e Venezia.

 

Tra le cause del Tourism Leakage va considerata la presenza delle grandi catene internazionali del settore alberghiero e ristorativo all’interno di questi paesi. Per la loro forza economica e organizzativa, infatti, queste possono attuare politiche di prodotto/servizio e di prezzo difficilmente pareggiabili dalle piccole attività ricettive del territorio, con il risultato che i redditi generati dai turisti vengono trasferiti all’estero.

Imprese e aziende internazionali che, soprattutto nei paesi a basso reddito, operano non solo nel comparto dell’hospitality, ma anche nella gestione di servizi di trasporto e infrastrutture. Spesso, sono gli stessi governi nazionali, per mancanza di fondi e risorse necessarie, ad attrarre tramite incentivi fiscali, le compagnie straniere sul proprio territorio, chiedendo loro di investire nel settore e generando investimenti che, se non coordinati in maniera adeguata con la comunità, disincentivano la crescita economica, culturale e sociale di quest’ultima.

Sebbene per gli esperti sia impossibile azzerare la perdita di denaro causata da questi fattori, è lo stesso importante ripensare una forma di turismo più responsabile, dove anche i singoli viaggiatori assumano con le loro scelte un ruolo centrale nel benessere della collettività e dei territori. Scegliere di soggiornare in strutture gestite dagli abitanti del posto piuttosto che nei grandi resort internazionali, acquistare cibo e artigianato del luogo, preferire destinazioni meno conosciute o viaggiare in periodi di minor affluenza, possono costituire delle buone pratiche di viaggio per garantire notevoli effetti positivi sull’intera economia locale.

È necessario quindi, come affermato dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres lo scorso 27 settembre in occasione della Giornata Mondiale del Turismo, “riconsiderare e reinventare il turismo per offrire un futuro più sostenibile, prospero e resiliente per tutti”.