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Dallo sviluppo della coscienza, ovvero la consapevolezza che il soggetto ha di sé stesso e del mondo esterno, gli esseri umani sono in grado di riflettere, progettare, organizzare e prendere decisioni razionali per realizzare scenari futuri anche molto distanti dal presente. Questo è stato uno dei principali fattori che ha permesso agli esseri umani di diffondersi in tutto il globo e prevalere sulle altre specie. Tuttavia, il nostro cervello ha energie limitate e adotta scorciatoie per prendere decisioni. In gergo, si parla di euristiche e bias (Kahneman & Tversky, 1974) volti ad assicurare l’economia cognitiva, ovvero l’uso efficace delle risorse cognitive. 

Dunque, il processo decisionale umano, fondamentale per lo sviluppo economico e sociale, è influenzato da complessi meccanismi cognitivi. Dallo sviluppo della coscienza alla prevalenza di bias cognitivi, l’essere umano si trova costantemente ad affrontare sfide nell’interpretazione e nella valutazione degli eventi, con ripercussioni dirette sull’economia e sulla società. Questo studio si propone di esaminare il ruolo cruciale che i bias cognitivi giocano nel processo decisionale e le loro implicazioni per il mondo economico.

 

Il ruolo dei bias cognitivi nell’elaborazione delle decisioni

I bias cognitivi rappresentano distorsioni nelle valutazioni di fatti e eventi, che inducono le persone a creare una visione soggettiva della realtà. In sostanza, ciò significa che il nostro cervello tende a deformare la realtà costruendo mappe mentali, ovvero stereotipi, in cui si collocano questi bias. Queste distorsioni derivano da esperienze e concetti preesistenti, senza necessariamente avere legami logici validi tra di loro. Ogni giorno, molte delle nostre decisioni sono influenzate da questi bias e stereotipi. Le persone affrontano costantemente questioni, criticità, problemi e scelte, utilizzando un approccio “euristico”, un metodo logico che comprende diverse strategie, tecniche e processi creativi per trovare soluzioni. Infatti, un approccio logico-scientifico può essere impegnativo e insostenibile se applicato quotidianamente a tutte le decisioni, pertanto, il nostro cervello spesso opta per un approccio più rapido. I bias sono, in pratica, scorciatoie che il nostro cervello adotta per risparmiare energia. Queste scorciatoie sono per lo più corrette e ci consentono di interpretare la realtà in modo rapido ed efficiente. Tuttavia, in alcuni casi, possono condurci a errori di valutazione. Quando un processo euristico porta a imprecisioni o errori di valutazione, siamo di fronte a un bias cognitivo.

Analisi e classificazione dei bias cognitivi

Ad oggi, sono stati studiati più di 100 bias e classificati in:

  • i “representativeness biases” sono caratterizzati dalla deviazione dalle regole probabilistiche a favore di opzioni che sono percepite come più rappresentative o più facilmente accessibili;
  • i “wish biases ” sono caratterizzati dall’influenza dei desideri personali sulla presa di decisione;
  • i “cost biases” sono caratterizzati dalla distorsione del valore dei costi o delle perdite nella valutazione delle opzioni;
  • i “framing biases ” sono caratterizzati dall’influenza del contesto circostante sulla decisione;
  • gli “anchoring biases” sono caratterizzati dall’influenza di un valore iniziale di riferimento sulla decisione.

 

Si tratta di categorie di distorsioni cognitive che possono influenzare il processo decisionale in modi specifici, portando a scelte non sempre razionali o ottimali. Di seguito, elenchiamo i bias più comuni:

  • il bias di conferma induce ad accettare e ricordare più facilmente le informazioni che confermano convinzioni preesistenti, ignorando quelle contrastanti. Ad esempio, una persona convinta che le diete drastiche siano la chiave per la perdita di peso potrebbe cercare e dare più credito a studi o testimonianze che confermano questa convinzione, ignorando ricerche che suggeriscono approcci più moderati ed equilibrati;
  • il bias di disponibilità porta a dare maggiore importanza a informazioni immediatamente disponibili, spesso trascurando dati più rappresentativi. Ad esempio, dopo aver sentito una storia di un incidente d’aereo, qualcuno potrebbe evitare di volare percependo il volo come più pericoloso, anche se le statistiche dimostrano che è un mezzo di trasporto molto sicuro;
  • il bias dell’ancoraggio influisce sulle decisioni attraverso un valore iniziale di riferimento, noto come “ancora”. In un negoziato, la prima offerta fatta da una delle parti può influenzare significativamente l’esito. Se la prima offerta è molto alta, le controfferte successive saranno influenzate da questo “ancoraggio”;
  • il bias di attribuzione fondamentale spinge a spiegare il comportamento altrui con attributi personali, trascurando i fattori situazionali, e viceversa per il proprio comportamento. Se qualcuno commette un errore, potremmo tendere ad attribuirlo alla sua incompetenza (attribuzione personale), ignorando possibili fattori esterni, come la mancanza di risorse o la complessità della situazione;
  • il bias di gruppo genera preferenze o pregiudizi verso membri del proprio gruppo rispetto a quelli esterni, contribuendo a stereotipi e discriminazioni. In un contesto di lavoro, potrebbe verificarsi il bias di gruppo quando i membri di un team sopravvalutano le capacità dei propri colleghi, ignorando le competenze di individui provenienti da altri reparti;
  • il bias di conformità inclina a conformarsi alle opinioni della maggioranza, anche a discapito delle proprie convinzioni. In un gruppo in cui la maggioranza sostiene un’opinione, un individuo potrebbe conformarsi a quella visione anche se personalmente in disaccordo, per evitare conflitti o essere accettato dal gruppo;
  • il bias di sopravvalutazione dell’abilità porta a sovrastimare le proprie competenze, noto come “effetto illusione di superiorità”. Ad esempio, un conducente potrebbe sovrastimare le proprie capacità di guida, ritenendo di essere al di sopra della media, nonostante la realtà statistica che la maggior parte dei conducenti non può essere sopra la media in termini di abilità di guida;
  • il bias di retroguardia attribuisce più importanza alle informazioni recenti rispetto a quelle passate durante le decisioni. Per esempio, nel valutare le prestazioni di un dipendente, un supervisore potrebbe dare più peso agli ultimi risultati ottenuti durante un periodo di valutazione, ignorando successi o difficoltà passati;
  • il bias di prospettiva guida le valutazioni basate sulla propria prospettiva, spesso ignorando il punto di vista degli altri. In una discussione politica, una persona potrebbe valutare le proprie opinioni come più valide semplicemente perché rispecchiano la propria prospettiva, ignorando le legittime preoccupazioni degli altri;
  • il bias di selezione si manifesta nella raccolta o interpretazione selettiva delle informazioni per supportare opinioni o convinzioni. Una persona che sostiene una particolare teoria scientifica potrebbe selezionare e presentare solo gli studi che supportano tale teoria, ignorando ricerche contrastanti che potrebbero mettere in discussione le sue convinzioni.

 

In conclusione, l’economia, come la società nel suo complesso, è plasmata dalle decisioni prese dagli individui. Tuttavia, il riconoscimento dei bias cognitivi e la consapevolezza della loro influenza possono contribuire a migliorare la qualità delle decisioni, con impatti significativi sull’efficienza economica e sulla gestione delle risorse. In un contesto in cui la velocità e l’accuratezza delle decisioni sono cruciali, comprendere e gestire i bias cognitivi diventa un elemento essenziale per il successo economico e sociale. Ognuno di noi ha pregiudizi generati dalla propria esperienza di vita e dal proprio tessuto valoriale. In ciascuno di noi, perciò, esiste una zona cieca della nostra consapevolezza: gli studiosi la definiscono il “bias blind spot (E. Pronin, The Bias Blind Spot: perception of bias in self versus others). Esserne a conoscenza è importante per gestirla al meglio e prendere decisioni migliori.

 

Fonti: