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Al Web Marketing Festival di Rimini non sono mancati eventi e stand legati al tema della cultura digitale. Un ambito che sente e che vede la necessità di accelerare il processo digitale ormai impossibile da trascurare.

Un’affermazione, questa, che trova una spiegazione tecnica nell’intervento di Giuseppe Iacono, esperto di competenze digitali e coordinatore delle attività legate al progettoRepubblica Digitale”, promosso dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale (DTD). Tale progetto, ha riferito Iacono, “obbliga” le istituzioni italiane a raggiungere, entro il 2025, determinati obiettivi di cui i principali sono:

  • elevare al 70% la quota di popolazione con competenze digitali almeno di base” ed “azzerare il divario di genere”;
  • duplicare la popolazione in possesso di competenze digitali avanzate”;
  • triplicare il numero dei laureati in ICT e quadruplicare quelli di sesso femminile, duplicare la quota di imprese che utilizza i big data (grazie all’erogazione di corsi e all’assegnazione di borse di studio da parte di aziende o startup che operano nel settore da diverso tempo)”;
  • incrementare del 50% la quota di PMI che utilizzano specialisti ICT”;
  • aumentare di cinque volte la percentuale di popolazione che utilizza servizi digitali pubblici, arrivando al 64%”.

Tutto questo, quindi, con lo scopo di diminuire il gap digitale dell’Italia rispetto agli altri paesi europei e di garantire la ripresa economica nazionale. E non solo: il progetto ha anche uno scopo più sociale, legato alla volontà e alla necessità di usare il digitale per rendere ogni servizio accessibile a chiunque, azzerando le disparità fisiche ed economiche e accorciando le distanze geografiche.

Ma come si è mosso, in questo caso specifico, il Ministero della Cultura (MiC) e i dipartimenti ad esso collegati?

Ne ha parlato la direttrice del Ministero per i beni e le attività culturali e per il Turismo (MiBAC) Laura Moro nel talk “Digitalizzare il patrimonio culturale italiano: la Digital Library del Ministero della Cultura”.

Su richiesta del Ministro Franceschini, la Moro ha concretizzato l’obiettivo italiano con la “Digital Library” ovvero l’Istituto Centrale per la Digitalizzazione del Patrimonio Culturale (ICCD), avente appunto lo scopo di “curare il coordinamento e promuovere programmi di digitalizzazione del patrimonio culturale di competenza del Ministero. A tal fine elabora il Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale e ne cura l’attuazione ed esprime parere obbligatorio e vincolante su ogni iniziativa del Ministero in materia”.

Il patrimonio culturale da digitalizzare, però, non comprende soltanto gli archivi, i beni sonori e audiovisivi ma anche gli oggetti culturali antichi e moderni (anche se quest’ultimi incarnano fin da subito il ruolo di “testimonianze digitali”).

Il processo di digitalizzazione, inoltre, non è limitato al solo scopo di rendere il patrimonio culturale fisico (quadri, opere, libri e documenti) fruibile sul web, ma si pone anche l’obiettivo di “digitalizzare i servizi, digitalizzare i processi all’interno dei luoghi della cultura, dell’organizzazione culturale, creare uno spazio dei dati comune dove tutte queste risorse digitali possano essere accolte, digitalizzate ed esposte, e immaginando nuovi modi di avvicinare i cittadini al patrimonio culturale”.

Per questo diventa necessario affiancare i professionisti che hanno sempre lavorato nel mondo della cultura (come gli storici dell’arte, gli archivisti e i bibliotecari) a professionisti ibridi come gli umanisti digitali (human digitalist), il manager culturale, il content creator e il divulgatore digitale, per riuscire a creare un ponte e una sinergia tale da utilizzare le nuove tecnologie per “estrarre senso, conoscenza e significato da tutte le testimonianze della cultura, materiali e non”.

Ma quali sono gli altri operatori chiave di questo processo di digitalizzazione?

Al Web Marketing Festival ne erano presenti due dei tanti: “Museo Facile” e “tourer.it”.

Il primo è un progetto promosso nel 2012, dall’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale (UNICAS) e ideato da Ivana Bruno e Patrizia De Socio. Nasce con lo scopo di “favorire e implementare l’accesso culturale ai musei grazie ad un sistema di comunicazione integrato, dinamico, usufruibile da tutti, con particolare attenzione alle persone con disabilità”.

Gli strumenti tradizionali, come il cartellino dell’opera, la scheda di sala, la segnaletica interna e il pannello informativo, sono stati rivisti e ridisegnati con le nuove e ormai note tecnologie a disposizione, per offrire al pubblico ricostruzioni virtuali in 3D e QR-Code.

Le azioni mosse a favore di una partecipazione più attiva delle persone con disabilità uditiva e visiva, invece, sono state concretizzate integrando ausili specifici come le “tavole tattili, i materiali tiflodidattici e i video in Lingua Italiana dei Segni (LIS)”.

Il secondo operatore chiave, tourer.it appunto, è un progetto che rientra nel percorso di promozione turisticaCantiere estense“, finanziato e coordinato dal MiC nell’ambito del Piano1 miliardo per la cultura. Tale progetto, come spiegato da Ilaria Di Cocco, offre la possibilità di registrarsi nell’”Area Personale” e di creare un vero e proprio “Diario di viaggio” grazie alla possibilità di salvare  in una “cartella virtuale” i percorsi e le mete che si vogliono visitare.

Ogni meta, che sia un monumento o un bene del patrimonio boschivo, si presenta con un proprio profilo dotato di foto, descrizione, nome ufficiale (accompagnato anche con gli altri nomi comunemente utilizzati) e siti web (sulla storiografia e sulla bibliografia), forniti dai dipartimenti responsabili del progetto.

Perché la comunità partecipi attivamente al progetto, gli è stato chiesto di scattare delle fotografie dei luoghi visitati (pubblicate dopo l’approvazione da parte dei ministeri) e di dare una valutazione in termini di gradimento.

Anche gli itinerari sono curati nel minimo dettaglio grazie al contributo degli esperti del CAI e del FIAB, con lo scopo di rispondere ai gusti e alle esigenze di ogni cittadino: si va da itinerari gastronomici (chiamati “Musei del Cibo”) a quelli culturali o sonori, realizzabili a piedi o in bicicletta. E anche qui l’inclusività non è da meno perché esistono percorsi pensati anche per coloro che hanno disabilità visive e/o motorie.

Con quest’ultimo progetto, si conclude il tour culturale da me percorso al Web Marketing Festival. Un tour che vuole scardinare i preconcetti legati alla cultura nel digitale, dimostrando quanto si possa fare e come la cultura possa perdurare e incrementare nella visione futuristica del nuovo mondo.