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Lo scorso 30 maggio alle ore 15:22 (21:22 italiane) la capsula Crew Dragon, di proprietà dell’azienda SpaceX, è partita dalla storica rampa statunitense del Kennedy Space Center, in Florida, ed ha portato i due astronauti americani, Bob Behnken e Doug Hurley, sulla SSI (Stazione Spaziale Internazionale).

Così, a quasi un decennio dall’ultima missione dello Space Shuttle Atlantis (mandato in pensione nel 2011), grazie al “Commerical Crew Program” che ha selezionato aziende private a cui appaltare la costruzione dei suoi “mezzi spaziali”, la NASA è tornata a lanciare una missione dal proprio suolo natio, non essendo più costretta a pagare costosi “passaggi” sulle Sojuz dei rivali russi.

La missione Demo-2 è entrata nella storia quindi per essere il primo lancio di un vettore nello spazio effettuato da un privato con astronauti a bordo: un traguardo non solo per gli Stati Uniti, ma per il mondo intero, che anche la NASA ha sottolineato con un tweet eloquente: “History is made” (“Abbiamo fatto la storia).

Non è un caso che il primo a essere riuscito in quest’impresa così straordinaria sia stato il visionario CEO di SpeceX, Elon Musk, il quale da tempo aveva scelto di accettare questa sfida. Già nel settembre del 2016, durante l’International Astronautical Congress tenutosi in Messico, aveva dichiarato che l’umanità dovrà “diventare una specie multiplanetaria” per garantire la propria sopravvivenza nel lungo termine.

SpaceX però non è solo ricerca e filantropia. Musk ha proposto anche diversi ambiziosi progetti rivolti al grande pubblico (ma accessibili alle tasche di pochi): dall’organizzazione di tour spaziali intorno alla Luna (per i quali ha venduto i primi biglietti al miliardario giapponese Maezawa nel 2018), alla colonizzazione di Marte fino all’utilizzo dei razzi di SpaceX per spostarsi tra le città molto distanti sulla Terra in circa mezz’ora.

Progetti ambiziosi, che possono sembrare remoti: tuttavia, ad oggi, SpaceX ha già dato prova delle proprie capacità. Si è da tempo guadagnata il ruolo di “fattorino interplanetario” occupandosi di numerose consegne di satelliti e rifornimenti in orbita per la SSI ed altre aziende private; inoltre, è l’unica finora ad essere riuscita nell’intento di riportare sulla Terra le parti recuperabili dei propri razzi per poterle riutilizzare, con notevoli vantaggi in termini economici.

D’altro canto, l’ingresso di un privato nelle missioni spaziali significa anche cambiare completamente l’approccio alla cosa, come è stato evidente anche durante l’organizzazione di Demo-2, in cui nulla è stato lasciato al caso. Ne sono un esempio l’arrivo degli astronauti sul luogo del lancio a bordo di una Tesla (l’automobile elettrica prodotta dall’omonima azienda, sempre di proprietà di Musk), il design completamente modernizzato in perfetto stile futuristico sia dell’interno della navicella che delle tute indossate dai protagonisti del lancio (disegnate dal costumista holliwoodiano Jose Fernandez), oltre che il lancio (questo solo a scopo promozionale), due settimane prima della data della missione, del gioco online che simula l’attracco della Crew Dragon alla SSI.

A cogliere la portata mediatica di questo evento è stato anche il Presidente Donald Trump, che ha sfruttato l’occasione per mostrarsi in pubblico e provare a dare smalto alla propria immagine, colpita duramente per le proteste anti-razziste seguite all’omicidio di George Floyd.

Sottolineando i meriti della sua politica fortemente a favore delle missioni spaziali, Trump ha affermato “Non saremo secondi in niente”, dichiarando le intenzione degli US: mandare la prima donna sulla Luna e lo sbarco su Marte. Traguardi ambiziosi che probabilmente anche la Russia e la Cina vorranno fare propri. E chissà che a competere, questa volta, non ci sia anche una società per azioni.