Condividi su:

É sempre più ampia la diffusione di opere create con l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale in grado di generare immagini a partire da fonti testuali o visive.

Questo particolare uso delle AI è l’argomento che attualmente preoccupa maggiormente gli artisti e sceneggiatori di Hollywood, che temono di venire privati del loro lavoro e pretendono risposte anche sulla complessa questione del diritto d’autore. Un recente caso riguarda la sigla della nuova serie dei Marvel Studios “Secret Invasion”.

La sequenza presenta delle illustrazioni generate da una AI animate e accompagnate da una colonna sonora. La scelta insolita di utilizzare un’intelligenza artificiale ha portato ad un’ampia discussione sul web.

Gli utenti sui social e gli operatori nel settore dell’animazione si interrogano sul perché un’azienda che dispone di un numero così ampio di disegnatori debba ricorrere a questa strumentazione. Molti criticano la scelta considerandola come una mancanza di rispetto verso gli illustratori dei fumetti dai quali è tratta la serie e accusano la presenza di errori nella rappresentazione delle scene e dei personaggi. Il regista e produttore esecutivo della serie Ali Selim, in un’intervista a “The Polygon”, ha spiegato che il motivo della decisione è strettamente legato al tema di Secret Invasion. Infatti la trama racconta di un’invasione della Terra da parte di alieni mutaforma in grado di assumere le sembianze di chiunque e ruota attorno al mistero circa la vera identità dei personaggi.

In questo senso, l’estetica prodotta dalla AI avrebbe permesso di far immergere lo spettatore nella cupa e incerta atmosfera della serie. Altre fonti interne, invece, sostengono che la scelta di utilizzare l’intelligenza artificiale è stata perlopiù dovuta ad una esigenza di diminuire i costi e i tempi di produzione, già rallentati dall’epidemia da COVID-19.

 

Chi e come ha lavorato alla sigla?

La sigla è stata sviluppata dalla società di effetti visivi Method Studios, la quale ha fornito dei chiarimenti circa la composizione del team creativo e la produzione della sequenza. In particolare, in un comunicato a “The Hollywood Reporter” ha dichiarato che è stata richiesta la collaborazione di numerosi direttori artistici, illustratori, sviluppatori e animatori.

Il procedimento creativo è stato composto da una prima fase di storyboard, l’illustrazione, la generazione AI, l’animazione 2D e 3D e infine la fase di compositing. Tutte le tappe del processo sono state seguite da un’attenta direzione artistica.

Secondo Method Studios l’AI ha fornito risultati ottimali, ha dato alla sigla un carattere ultraterreno e alieno e ha permesso la creazione di aspetti e movimenti unici ai personaggi. Agli autori bastava descrivere ciò che volevano vedere e l’intelligenza artificiale provvedeva a generarlo utilizzando come fonte i disegni del fumetto originale e le immagini promozionali.

Tuttavia, la società tiene a specificare che l’AI è stata solo uno degli strumenti nelle mani degli sviluppatori, il quale li ha assistiti nel loro lavoro senza sostituirli. In questo senso, l’utilizzo del programma avrebbe solamente integrato e aggiunto elementi innovativi al lavoro del team creativo.

Da un punto di vista legale, però, resta ancora un importante interrogativo.

 

A chi appartiene il diritto d’autore su opere generate da AI?

La questione è molto accesa e si riferisce all’individuazione di una persona fisica titolare di diritti di proprietà intellettuale su opere create con l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale e sulla modalità di protezione.

Ad oggi possiamo prendere in considerazione due pronunce da organi di sistemi giudiziali diversi che possono aiutare a stabilire se la Marvel possa effettivamente far valere il diritto d’autore sulla sigla: la Corte di Cassazione italiana e l’Ufficio del Copyright degli Stati Uniti.

Caso dell’opera “The scent of the night”

Il 18 luglio 2018, l’architetto Chiara Biancheri ha portato davanti al Tribunale di Genova l’accusa alla Rai di violazione del proprio diritto di autore sull’opera “The scent of the night”, utilizzata come scenografia fissa per il Festival di Sanremo nel 2016.

L’artista aveva utilizzato l’editor virtuale Apophysis e, usando come fonte le tecniche di altri illustratori, ha generato dei fiori frattali che ha poi personalizzato, arricchito e dettagliato. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno riconosciuto la titolarità del diritto di proprietà intellettuale in capo all’architetto. La Corte d’Appello ha interpretato così l’art. 1 della Legge n.633 del 1942, secondo il quale il concetto giuridico di creatività si riferisce a qualunque opera in cui sia riscontrabile il seppur minimo atto di ingegno creativo suscettibile di manifestazione all’esterno e le consente di ricevere protezione.

In particolare, la Corte ha ritenuto che “The scent of the night” era frutto di un’espressione personale dell’artista e non solo la riproduzione di un fiore ad opera del software.

La Rai ha poi fatto ricorso alla Corte di Cassazione, la quale nella sentenza del 16 gennaio 2023 ha confermato la decisione della Corte d’Appello. Inoltre, l’organo giudiziale ha aggiunto che il tema dell’arte ad opera di AI costituisce un terreno ancora inesplorato dalla giurisprudenza.

Bisogna però presupporre in ogni caso la necessità della presenza di intervento umano nella creazione dell’opera in misura maggiore rispetto a quello del software impiegato.

Caso dell’opera “Zarya of the Dawn”

Per realizzare il fumetto Zarya of The Dawn, l’artista Kristina Kashtanova ha utilizzato l’AI Midjourney e ha inizialmente ottenuto la registrazione del copyright. Tuttavia, l’Ufficio del Copyright degli Stati Uniti ha condotto una successiva revisione della sua domanda di registrazione in quanto la disegnatrice non aveva dichiarato di aver usato il software.

L’artista ha sostenuto di aver utilizzato Midjourney come solo strumento di assistenza e che poteva dunque ritenersi unica autrice dell’opera. Secondo il Copyright Act, ossia la legge sul diritto d’autore americana, un’opera può essere registrata se è un opera originale, indipendente e sufficientemente creativa.

L’Ufficio, per prendere una decisione ha analizzato le modalità operative di Midjourney. Dal momento che si tratta di un software che genera immagini partendo da dei comandi iniziali dall’utente (i prompt), la reale mente creativa è, secondo l’interprete, il programma stesso mentre le istruzioni assumono il ruolo di semplici suggerimenti.

Tuttavia, l’Ufficio non esclude che per le AI che funzionano in modo diverso da Midjourney si possano trarre conclusioni diverse.

 

In base alle due pronunce possiamo stabilire che l’assegnazione del diritto d’autore sia dato dalla prevalenza del lavoro umano da quello dell’AI. In ogni caso, la tematica è molto dibattuta tutt’ora e si potrebbero verificare una molteplicità di fattispecie come queste e decisioni giudiziali diverse. Non ci resta che attendere i prossimi interventi legislativi in merito.