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La crisi climatica che stiamo affrontando, il consumo di suolo e l’attuale crisi energetica comportano azioni non solo di adattamento ma anche di mitigazione per ridurre il nostro impatto sulla Terra. Nei dibattiti pubblici e non, si parla di transizione ecologica, energie rinnovabili e nucleare ma anche di agrivoltaico (o agrovoltaico), che è l’unione della parola agricoltura e fotovoltaico. L’agrivoltaico è un sistema progettato in modo che i pannelli fotovoltaici siano installati sui terreni destinati all’agricoltura mantenendo una certa distanza da terra, consentendo così la coltivazione. L’agrivoltaico quindi, per come è pensato, può essere uno strumento utile per contribuire alla risoluzione delle sfide globali.

Quando è nato l’agrivoltaico e come funziona

Le prime idee di un sistema agrivoltaico sono nate negli anni Ottanta. Allora la produzione di pannelli fotovoltaici era molto costosa e l’efficienza poco elevata e l’agrivoltaico solo teorizzato. Con il progresso della scienza, però, oggi i pannelli solari sono più convenienti ed efficienti, portando alla messa in pratica di questa tecnologia.

In un sistema agrivoltaico lo schema spaziale dei moduli (distanza reciproca, densità rispetto all’unità di suolo, altezza da terra) è progettato per lasciare libero il giusto spazio di terreno per le attività agricole, consentendo così di declinare aspetti ambientali, energetici e paesaggistici in una sola volta (fonte: ENEA Channel).

Questo tipo di installazione, rispetto ai pannelli fotovoltaici tradizionali, consente di risparmiare quantità di terra, non incrementando il consumo di suolo non urbanizzato. Damiano Di Simine, Responsabile Scientifico di Legambiente Lombardia nel report Agrivoltaico: le sfide per un’Italia agricola e solare sottolinea come i terreni privi di utilizzo non siano infatti “terreni abbandonati” ma contribuiscano ecologicamente al carbon storage e come rifugio per impollinatori e animali.

Il legame tra questi aspetti consente anche di approcciarsi a uno sviluppo in linea con molti degli SDGs, tenendo conto del paesaggio, elemento fondamentale per il nostro Paese, che ha il maggior numero di Patrimoni Unesco. Alessandra Scognamiglio, ricercatrice presso ENEA e coordinatrice della task force del progetto Agrivoltaico Sostenibile, ritiene infatti che l’agrivoltaico non sia solamente una questione tecnica ma anche un fatto di cultura perché i sistemi sono progettati in funzione di qualità paesaggistica e il paesaggio è un modo in cui la società si rappresenta.

 

Quali sono i vantaggi per l’agricoltura e l’economia

Nel 2018, nell’ambito del convegno Produrre energia per l’agricoltura 4.0, sono stati presentati i risultati di una ricerca condotta nei sei anni precedenti dal team di Stefano Amaducci del dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Attraverso un software di simulazione, utilizzando dati atmosferici di un’area della Valle del Po negli ultimi 40 anni, hanno osservato che, con l’utilizzo del sistema Agrovoltaico®, la produzione delle coltivazioni sotto i pannelli solari non diminuiva, ma anzi ne comportava un aumento dovuto a una riduzione della radiazione sul terreno. Una radiazione minore, infatti, comporta una temperatura media del suolo più bassa e meno evaporazione dell’acqua, garantendo così un ambiente più favorevole per la crescita delle coltivazioni.

Da un’altra ricerca del team di Amaducci per analizzare sul piano ambientale ed economico il sistema Agrovoltaico®, emerge che i sistemi agrivoltaici, analogamente ai classici pannelli fotovoltaici installati a terra, permettono performance migliori rispetto agli altri sistemi energetici per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, a parte per il consumo di metalli e minerali. L’unica eccezione riguarda l’energia eolica: ha la performance migliore ma nella Valle del Po non c’è abbastanza vento per poterla sfruttare. Per quanto riguarda invece l’aspetto economico, il risultato è analogo a quello dei pannelli fotovoltaici classici con il solo minore uso di suolo.

 

L’agrivoltaico nel PNRR

All’interno del PNRR, il Governo ha stanziato 1,5 miliardi di euro per lo sviluppo del progetto Parco Agrisolare. L’obiettivo dell’investimento è ridurre i consumi energetici del settore agroalimentare, installando “pannelli fotovoltaici senza consumo di suolo pari a 4,3 milioni di metri quadrati, con una potenza di circa 0,43 GW e realizzando contestualmente una riqualificazione delle strutture produttive oggetto di intervento” (fonte: PNRR). L’investimento, quindi, non include direttamente i terreni agricoli, ma coinvolge gli edifici agricoli. Il decreto ministeriale del 25 marzo 2022 del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali ha fornito le linee guida per l’avvio del progetto Parco Agrisolare.