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Facciamo il punto della situazione

Tutto quello che gravita attorno alla sfera riproduttiva e, in particolare, nell’ambito della tutela fisica e psicologica della futura mamma e del feto mostra, ancora oggi, i limiti e l’indifferenza che per secoli gli sono stati riservati.

È la stessa Dubravka Šimonović (Relatrice speciale sulla violenza contro le donne del Consiglio per i diritti umani), che nell’ottobre 2019 ha presentato un Rapporto annuale all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in cui affermava che “il maltrattamento e la violenza di genere nei servizi di salute riproduttiva e durante il parto si verifichino in tutto il mondo, sia nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo, sia nei Paesi più ricchi, e le vittime di tali violenze appartengono a livelli socioeconomici trasversali“; arrivando, così, a riconoscere  la violenza ostetrica come “violazione dei diritti umani e vera e propria violenza di genere“.

Basti pensare che non vi è ancora una cultura di massa “accreditata” che prepari per tempo coloro che scelgono di avere figli, tanto che i futuri genitori, quasi per consuetudine, si affidano “semplicemente” al sapere del medico di riferimento e soltanto quando si è pronti al grande passo (e questo nella maggior parte dei casi). Se poi ci si volesse informare al di fuori dell’ambiente sanitario conosciuto, si incorre in un’alluvione informativa che vede da una parte blog e profili su Instagrame TikTok di ostetriche famose e non e, dall’altra, community di future mamme o di neomamme che si raccontano suFacebook.

La ricerca si fa più impegnativa quando il focus è l’innovazione all’interno del settore.

I siti ufficiali, quindi, sono pochi e ci si ritrova a dover spendere diverso tempo nella ricerca, con l’auspicio di aver raccolto tutte le informazioni necessarie.

 

Facce della stessa medaglia

Quanto affermato in precedenza rappresenta solo la “faccia” più nota del tema sulla gravidanza;  questo articolo, invece, vuole  rendere noto ciò che ai più è celato e guidare i lettori verso una maggiore consapevolezza su quanto venga offerto, in termini di innovazione.

I problemi precedentemente elencati, quindi, rientrano in tre macro temi che fanno capo alle direttive del 2018 dell’OMS(56 per l’esattezza), nate per mettere al centro ogni donna, diversa l’una dall’altra.

 

Tradizioni e Safe place: come tutelarli

Come anticipato precedentemente, è importante che una donna venga rispettata e tutelata, che si senta capita e al sicuro nel proprio ambiente e in quello sanitario.

Ogni donna, infatti, vive secondo le proprie tradizioni e con ritmi e abitudini legati anche alla sua posizione economica. Di conseguenza, poter limitare i “danni” legati al cambiamento climatico, all’inquinamento e all’igiene, fa sì che ci siano meno rischi per il feto.

A tal proposito è possibile citare l’app Water Birth (disponibile solo su iOS) nata in seguito ad uno studio condotto nell’Unità operativa complessa di Ostetricia e ginecologia dell’ARNAS-Civico di Palermo assieme a Pharma Mum.

Uno dei principali problemi del parto in acqua era che il medico presente non potesse misurare l’intensità e la frequenzadelle contrazioni e del battito cardiaco (del feto). Ma grazie all’Apple Watch 2 e all’app  è possibile scegliere di partorire in tale modalità e in totale sicurezza.

Un’altra opportunità creata in quest’ottica, è offerta dalla startup svizzera Rea e dal suo dispositivo medico: si tratta di un assorbente intelligente dotato di “un sistema microfluidico, di un’unità di biosensing e di un sistema di lettura“, creato per monitorare le partorienti che rischiano un parto pretermine.

Il suo utilizzo, inoltre, risulta intuitivo anche per i futuri genitori proprio grazie alla rispettiva applicazione su telefono, in cui è possibile visionare i risultati dei test.

Questa combinazione di fattori fa sì che le future mamme possano restare entro le quattro mura di casa ed evitare lunghe degenze ospedaliere e un eccessivo stress psicologico.

 

La “diversità” non è più un limite

Se è vero che ogni donna deve essere messa al centro ed essere assistita in funzione dei suoi bisogni, ne consegue che qualsiasi limite fisico della futura mamma meriti attenzione.

Non a caso il designer e professore Jorge Roberto Lopes dos Santos ha sviluppato, presso l’Instituto Nacional de Tecnologia in Brazil, “nuove tecniche di costruzione di modelli computerizzati tridimensionali utilizzando i dati provenienti da ecografie e da altre tecniche di acquisizioni immagini“, così da ricreare nel dettaglio il feto e crearne un modello tangibile per le mamme cieche.

Un altro sistema simile è stato creato dalla società Orcam e si tratta dell’Orcam My eye 2.0, un dispositivo di visione assistita (si tratta di una telecamera con un altoparlante integrato) che permette di acquisire immagini, video e parole (stampate o su video) per aiutare le persone non vedenti, ipovedenti e dislessiche nelle loro attività quotidiane.

Dotato di una calamita, può essere posto su qualsiasi paio di occhiali e dare alla mamma (in questo caso) la possibilità di vedere il proprio feto.

 

Attenzione e cura del feto

Alcune malformazioni del feto non è possibile diagnosticarle con la tradizionale tecnica a immagini bidimensionali, perché richiedono uno studio più “approfondito” del feto e, quindi, di uno studio in 3D e si tratta dei tessuti molli, della spina bifida, di alcune patologie del sistema nervoso centrale (legate, per esempio, al cervelletto), dell’apparato muscolo scheletrico (studio della colonna vertebrale anche a 21 settimane) e del cuore (le cui malformazioni sono le più comuni ma anche le più difficili da individuare).

In quest’ultimo caso si parla anche di ecografia 3D-4D e della tecnica detta STIC (Spatio-Temporal-Image-Correlation) che “consente di studiare la funzionalità del cuore, ed i movimenti delle sue strutture anatomiche, attraverso lo studio di un ciclo cardiaco virtuale ricavato da svariati cicli sovrapposti“.

 

Formazione e informazione

In tal senso è stata sviluppata in Italia, e più precisamente in Toscana, l’applicazione Happy Mama, nata in collaborazione con il Laboratorio Management e Sanità della Scuola Sant’Anna di Pisa.

Lo scopo di quest’app è, appunto, “facilitare le donne nell’accesso e nell’utilizzo dei servizi per la gravidanza, il parto ed il primo anno di vita del bambino“.

Nel sito ufficiale, oltre a poter scaricare una brochure e visionare un tutorial, è possibile leggere le funzionalità di Happy Mama che vanno dalla possibilità di poter avere un’agenda in cui scaricare il calendario vaccinale del proprio bambino e attivare dei promemoria, di reperire informazioni (validate da professionisti del settore) sulla cura della mamma e del neonato (in più lingue), fino a trovare gli esami da effettuare (prenotabili da app).

Ovviamente questo è un modo innovativo per intraprendere questo percorso. Ma a ciò si affiancano comunque alcuni dei grandi punti di riferimento in tale ambito ovvero la Fondazione per la Medicina Fetale creata da Kypros Nicolaides ma anche il The JJ Way e il Birth Place fondati da Jennie Joseph e l’OMS stessa ovviamente.

Infatti, quanto elencato per ogni macro tema rappresenta solo alcune delle nuove tecnologie presenti sul mercato; ma avere una base da cui far partire le ricerche garantisce una maggiore consapevolezza e una più ampia autonomia di giudizio e di azione, laddove soltanto “gli addetti ai lavori” ne detenevano il potere.