Condividi su:

La Ricerca per il Futuro si inserisce anche nel panorama educativo e formativo con lo scopo di re-immaginare la scuola, ideando metodologie e processi educativi innovativi. A tal proposito, il Web Marketing Festival ha dato spazio al progetto portato avanti dall’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (INDIRE), nel contesto delle Avanguardie Educative.

Il programma in oggetto porta il nome di “The Futures of Education: Learning to Become”, pensato dall’UNESCO per definire un quadro generale su come poter guardare agli sviluppi futuri e su come potersi preparare ad essi già durante l’istruzione di primo e di secondo grado.

Di tutto questo ne ha parlato Carlo Mariani, ricercatore dell’INDIRE che ha realizzato i documenti attuativi al programma.

 
L’UNESCO non è nuovo nel panorama dell’istruzione; quindi, com’è arrivato a pensare “Learning to Become”? 

L’UNESCO si inserisce in questo contesto di rinnovamento scolastico con il rapportoLearning to Be: the world of education today and tomorrow” sviluppato tra il 1971 e il 1972 da una commissione presieduta da Edgar Faure (ex ministro dell’Istruzione francese). Il focus di base fu quello di ridefinire il sistema scolastico nel rispetto degli stili cognitivi ed economici di ciascun studente e così ridurre sempre di più le evidenti disuguaglianze e privazioni.

Una nuova commissione guidata da Jacques Delors (ex Presidente della Commissione Europea ed ex Ministro francese dell’Economia e delle Finanze) si è occupata, tra il 1993 e il 1996, della stesura di un nuovo rapporto dal titolo “Learning: The Treasure Within”, centrato su quattro linee guida per l’educazione per arrivare ad un approccio più umanistico: imparare ad essere, imparare a conoscere, imparare a fare e imparare a vivere assieme.

Si arriva, così, alla penultima pubblicazione, quella del 2015Rethinking Education: towards a global common good?“ Questa particolare riformulazione del contesto educativo, come spiegò l’UNESCO, nacque da un’osservazione diretta sulla dimensione globale: con l’aumento dei Paesi che praticavano la democrazia e con la conseguente facilità di accesso alla conoscenza, sempre più persone partecipavano alle questioni pubbliche e private (anche se distanti tra loro). Di conseguenza si rese necessario prevedere un diverso orientamento nelle politiche curriculari, sui materiali scolastici e sulle politiche di discriminazione.

Sulla base di questi lavori e di questa tradizione, nasce l’ultima iniziativa dell’UNESCO, “The Futures of Education: Learning to Become”, appunto.

 
Quindi, in cosa consiste questo progetto e come si è mosso l’INDIRE a tal proposito?

Questo quadro di riferimento, questa visione, dovrebbe aprire una fase da qui al 2050 di nuova attenzione ai temi del pianeta (transizione ecologica e cambiamento climatico), per re-immaginare come l’apprendimento e la conoscenza possano plasmare il futuro del pianeta. Importante e necessario sarà, quindi, rendere gli alunni consapevoli dando un significato e un senso a ciò che studieranno, che impareranno a scuola (raggiungendo, così, quello che io chiamo l’orizzonte di senso, il sensemaking).

Arrivo così alla seconda parte della tua domanda. L’INDIRE si è inserito nella rete formativa del Learning to Become attraverso la rete di Avanguardie Educative in quanto quest’ultimo opera come movimento di innovazione volto ad individuare, supportare, diffondere e portare a sistema pratiche e modelli educativi che rielaborino la Didattica, il Tempo e lo Spazio del fare scuola nel panorama italiano.

Grazie all’esperienza che ne deriva e seguendo i 7 punti del rapporto dell’UNESCO, ho redatto alcuni documenti che tengono conto dei diversi istituti scolastici esistenti (nel target scuola secondaria di primo e secondo grado) e anche della tipologia di approccio all’insegnamento del professore (senza così effettuare eccessivi stravolgimenti); infatti, abbiamo creato delle proposte scalabili che potessero dare alle scuole piena autonomia di sviluppo dei temi del curricolo su quelle che sono le curvature e gli interessi delle stesse.

Per ridefinire il curricolo, quindi, sono partito dalla storica classificazione delle materie, Humanities da una parte e STEMdall’altra. Per ogni materia ho poi cercato di capire quali fossero i punti di snodo e di appoggio alla realtà del XXI secolo.

 
Oltre alla tua figura, quali persone sono state la chiave nell’avvio della sperimentazione? E quali conoscenze mettono in campo?

Prima fra tutte vi è Elisabetta Mughini, Dirigente di ricerca dell’INDIRE.

Seguono, poi, altri ricercatori e i relatori scientifici, le nostre guide in questa sperimentazione, che sono:

  • lo scrittore Alessandro Baricco, il quale mette a disposizione le conoscenze nell’ambito della letteratura, dei linguaggi e dello storytelling;
  • il responsabile della didattica e della divulgazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), Stefano Sandrelli;
  • Giacomo Stella, psicologo dell’apprendimento;
  • il professor Roberto Poli con le sue competenze sui sistemi anticipanti;
  • la professoressa Luigina Mortari che darà un contributo sui temi legati all’epistemologia della cura, della comunità educativa ed dell’educazione ecologica;
  • il professor Pier Cesare Rivoltella, esperto di didattica e tecnologie dell’educazione.

 
Mi hai parlato del progetto e di chi ha già dato conferma della sua presenza come esperto e relatore, ma veniamo alla parte più difficile: come avete trovato le scuole in cui avviare la sperimentazione e come implementerete il progetto in esse?

Inizialmente, si è pensato di coinvolgere un minimo di 30 scuole, affinché il progetto potesse dare i suoi frutti, ma forse arriveranno altre adesioni quando daremo il via al progetto il 2 settembre con una Lectio magistralis di Alessandro Baricco che terrà nella Summer School di Avanguardie Educative.

Alcune di queste sono tra le scuole fondatrici di Avanguardie Educative, altre ancora sono state coinvolte perché inserite come gruppo di consulenza alla Fiera Didacta Italia (tenutasi dal 16 al 19 marzo). Ci sono state anche scuole che sono state individuate attraverso i nostri legami, in seguito ad iniziative come gli incontri di divulgazione della Fiera Didacta e gli incontri di Laboratori di Futuro portati avanti dalla startup Skopìa dell’Università di Trento.

Nelle date successive al 2 settembre, abbiamo pensato di calendarizzare una serie di webinar per illustrare gli sviluppi futuri di ciascuna materia.

Poi, con il nuovo anno scolastico, svilupperemo dei percorsi di sperimentazione curricolare pensati per andare incontro alle esigenze di scuole e professori: alcuni vorranno lavorare più sulle discipline umanistiche, altri su progetti orizzontali come i PCTO, la didattica orientativa o altro ancora. Le modalità di lavoro risponderanno comunque a metodologie innovative quali Debate, Flipped Classroom, Didattica per scenari e MLTV.

Quindi ci sarà una fase di formazione per i docenti e una di messa in atto attraverso dei percorsi curriculari con gli esperti, per dare vita ad una fase più operativa con 3 o 4 incontri e vedere cosa succederà nelle classi e nelle scuole. Di contro, le scuole hanno già individuato dei consigli di classe sperimentali per predisporre dei gruppi di docenti che possano lavorare insieme agli esperti (dando vita ad un lavoro interdisciplinare).

Un’impresa che sta andando a grande velocità, nonostante rientri in un progetto triennale.

Da ciò si coglie la profondità del lavoro e di chi lo svolge ma anche l’urgenza di far crescere l’Italia, di portarla al pari degli altri paesi europei. E per farlo è necessario partire dalle fondamenta: i giovani.