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Lo scorso 20 aprile, Netflix ha perso il 35.1% in borsa e ha visto andare in fumo circa 58 milioni di capitalizzazione di mercato. Considerando che, nel corso del primo trimestre di quest’anno, Netflix aveva già perso 200 mila abbonati (il calo atteso per questo secondo trimestre è di 2 milioni), sembrerebbe sia iniziata la fase di declino per la grande N dello streaming. Ma a cosa è stato dovuto questo crollo? E come ha intenzione di reagire il colosso dello streaming? Ne parliamo in questo articolo.

 

Le cause del crollo

Netflix, ufficialmente, ha addotto come causa di questo crollo la perdita di circa 700 mila utenti in Russia dovuta al ritiro della piattaforma dal paese a seguito della guerra in Ucraina. Ma, in realtà, le cause che possono spiegare questa perdita di valore in borsa sono ben altre. In primo luogo, va considerato il fatto che Netflix ha aumentato il prezzo dei suoi abbonamenti nell’ultimo anno  (di 1 euro per l’abbonamento standard e di 2 per il premium) e ciò, specialmente in un momento di crisi economica come questo, avrebbe potuto portare molti utenti a scegliere di rinunciare alla piattaforma. Inoltre, ulteriori aumenti di prezzo sono previsti nei prossimi mesi: in Irlanda e Regno Unito il prezzo è già ulteriormente aumentato di 2 sterline. Bisogna, poi, considerare che negli ultimi anni la concorrenza nel mercato dello streaming si è fatta sempre più forte. Disney+ e Amazon Prime Video offrono servizi che poco hanno da invidiare a Netflix e decisamente più economici (8.99 euro al mese per Disney+ e 36 euro annuali per l’abbonamento Prime di Amazon). L’effetto Pandemia potrebbe aver anche giocato un ruolo non irrilevante: ora che le politiche restrittive stanno pian piano scomparendo, molti utenti iscritti alla piattaforma durante i vari lockdown potrebbero non sentirne più la necessità. Infine, piaga che da sempre affligge Netflix, è la condivisione degli account. Sebbene, infatti, inizialmente il colosso dello streaming avesse scelto di far “buon viso a cattivo gioco” e consentire la pratica, oggi Netflix si ritrova con circa 320 milioni di fruitori di contenuti a fronte di “soli” 222 milioni di iscritti. Un utente su tre sarebbe, quindi, “a scrocco” di altri utenti e risulterebbe non pagante per Netflix.

 

Le prossime mosse di Netflix

Per cercare di risolvere il problema degli utenti non paganti, Netflix sta già sperimentando in Cile, Perù e Costa Rica l’introduzione di un pagamento aggiuntivo di circa 2 euro per accedere al proprio account fuori casa, a far fede dovrebbe essere l’indirizzo IP. Inoltre, Reed Hastings, ad e co-fondatore di Netflix, ha dichiarato che la compagnia ha intenzione di introdurre un abbonamento low cost con pubblicità, come avviene con le piattaforme rivali Hulu e HBO Max che in media propongono circa 6 minuti all’ora di pubblicità a chi sottoscrive l’abbonamento più economico. Dal punto di vista più aziendale, per contenere i costi, purtroppo, Netflix si è vista costretta a tagliare circa 150 posti di lavoro negli Stati Uniti. Per lo stesso motivo diversi contenuti annunciati sono stati cancellati – per lo più nel campo dell’animazione – tra cui la prevista serie animata di Meghan Markle. Resta, inoltre, da vedere quanto la neonata sezione videogame di Netflix influirà sugli abbonati anche se, al momento, non sembrerebbe aver avuto un impatto positivo sugli iscritti.