Condividi su:

E se un tatuaggio potesse non avere una funzione estetica, ma essere uno strumento utile a un paziente diabetico per monitorare il proprio stato di salute? Alcuni ricercatori della Jiaotong University School of Life Science and Technology si sono posti questa domanda e hanno cercato di rispondervi: uno degli studi più recenti sul tema, intitolato “A Colorimetric Dermal Tattoo Biosensor” e pubblicato nel 2021, ha mostrato i risultati ottenuti dalla ricerca su dei biosensori iniettabili sottopelle e in grado di cambiare colore a seconda di alcuni parametri biologici. Sono ancora nelle prime fasi di ricerca e non si sono ancora evoluti in un prodotto vero e proprio: dalle immagini divulgate nel documento sembrano piccoli tatuaggi colorati dalle forme molto semplici, come figure geometriche o disegni stilizzati, ma il loro scopo è del tutto differente.

Come funzionano?

Questi biosensori sono molecole con una particolare proprietà: la loro struttura viene modificata a causa dell’interazione con specifiche sostanze che si desidera quantificare, come il glucosio nel caso dei pazienti diabetici. Questa modifica è la causa del cambiamento di colore osservato, che è a sua volta legato alla concentrazione delle sostanze rilevate all’interno del fluido interstiziale (cioè “la soluzione acquosa che circonda le cellule di un tessuto”). Sono stati sperimentati metodi diversi per iniettare i biosensori nel modo più efficace, a partire da strumenti molto simili a quelli usati dai tatuatori fino a dei cerotti muniti di aghi molto piccoli (e in grado di ottenere un risultato migliore). Fino ad ora, le sperimentazioni sono state condotte principalmente ex vivo (su un tessuto proveniente da un organismo) su pelle di maiale, oppure in vivo (quindi su un organismo vivente) su dei conigli.

Se questa tecnologia fosse sviluppata fino a diventare parte di un percorso terapeutico, permetterebbe al paziente di accorgersi di un problema in modo rapido e intuitivo grazie al proprio smartphone. Una volta inquadrata con la fotocamera la zona della pelle in cui sono presenti i biosensori colorati, un’applicazione sarebbe in grado di associare a una tonalità diversa una quantità precisa del parametro che si vuole tenere sotto controllo e riconoscere una situazione potenzialmente pericolosa. Oltre al glucosio, con questa tecnologia si possono determinare anche il pH, l’albumina, la concentrazione dei minerali etc.

Quali sono i limiti di questa tecnologia?

Sebbene i biosensori si siano mostrati funzionali e non pericolosi nelle prime fasi della ricerca, non sono ancora stati eseguiti degli esperimenti consistenti su pelle umana o su tessuti progettati per replicarla. La pelle di maiale è considerata, tra quelle animali, un primo modello abbastanza affidabile, ma non è sufficiente per dichiarare il successo di questa tecnologia (così come lo studio su pelle di coniglio, seppur realizzato in vivo). Infatti, fino a che non si potrà disporre di risultati ottenuti tramite trial clinici, non si potrà essere ragionevolmente certi della loro non tossicità.

Inoltre il colore assunto potrebbe variare a seconda del colore della pelle del paziente: per ottenere una legenda completa servirebbero ulteriori studi su supporti che coprano una gamma di tonalità quanto più larga possibile.