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“Prevenire è meglio che curare”, recita il noto proverbio. Se non fosse vero solamente per le persone, ma anche per la gestione di una fabbrica? Oggi più che mai siamo informati su quanto la sostenibilità dell’industria in tutti i suoi aspetti sia fondamentale a livello economico, sociale e ambientale. Sappiamo anche che la digitalizzazione si sta rivelando, in moltissimi settori, una valida alleata della sostenibilità: come possono quindi essere uniti questi due mondi?

Per approfondire il valore dell’innovazione digitale e soprattutto delle tecnologie predittive  e dell’intelligenza artficiale applicate al mondo della produzione industriale (e non solo) abbiamo intervistato Chiara Tacco, Head of Growth presso MIPU.

 

Qual è il Suo ruolo all’interno di MIPU?

Sono Head of Growth di MIPU: sono responsabile commerciale e marketing. Inoltre svolgo presso i nostri clienti il ruolo di digital transformation advisor, cioè mi occupo dell’impostazione dei piani di trasformazione derivanti dall’applicazione della nostra tecnologia.

La nostra redazione aveva avuto l’opportunità di conoscervi ai Digital Innovation Days del 2021: allora era emerso il concetto di “fabbrica predittiva” come obiettivo principale dell’azienda. Che cosa significa e quali tecnologie mettete in campo per raggiungerla?

MIPU è un “predictive hub”: la nostra visione consiste nello sfruttare appieno le potenzialità derivanti dalle tecniche predittive e dall’intelligenza artificiale per supportare l’attività delle aziende e delle città. Quando parliamo di fabbrica predittiva, parliamo di una fabbrica che ha la possibilità di conoscere con cinque o sei mesi di anticipo eventuali guasti meccanici o elettrici all’interno dei propri macchinari, riuscendo a ottimizzare le risorse in campo e quindi a migliorare l’attività delle persone e l’utilizzo delle risorse.

A livello tecnologico, abbiamo una piattaforma proprietaria, Rebecca, strutturata a livello architetturale con un primo layer di IoT (“Internet of things”) dove andiamo a raccogliere tutti i dati provenienti dalle macchine. Questo si interfaccia con un secondo layer di intelligenza artificiale, basata su cinque ambiti principali: uno dedicato alla manutenzione predittiva, uno legato alla gestione della parte di produzione, uno alla logistica, uno alla qualità del prodotto e un ultimo legato al consumo dei componenti. Questi ambiti di intelligenza artificiale permettono all’azienda di monitorare lo stato di salute dei propri asset , cioè dei macchinari e dei loro componenti, e i consumi energetici.

 

Ci sono settori specifici che possono beneficiare delle tecnologie predittive o possono essere trasversali rispetto a vari tipi di industrie?

Siamo completamente cross industry: possiamo applicare e abbiamo applicato le nostre tecnologie in tipi di industrie molto diversi. Dall’Oil&Gas all’energia, dalla parte di machinery al settore pharma e al fashion, abbiamo esempi di applicazione vari e molteplici, perché l’intelligenza artificiale e le tecniche predittive di campo possono essere applicate ovunque. Le applicazione specifiche possono andare dalla previsione di onde di piena all’interno di bacini idroelettrici alla manutenzione predittiva di componenti che compongono la linea di produzione di una fabbrica, che può essere un’acciaieria così come una fabbrica alimentare.

Avete notato un cambiamento nella sensibilità dei vostri clienti e del pubblico in generale nei confronti dell’innovazione digitale? Pensa che MIPU abbia contribuito al cambiamento?

Faccio un passo indietro: MIPU non è un acronimo, ma si tratta dell’unione di due parole giapponesi che significano “guardare oltre gli orizzonti”. Quando Giulia Baccarin, CEO attuale e founder di MIPU, ha iniziato nel 2008 a parlare di fabbrica predittiva e tecniche predittive, si trattava di un approccio veramente pionieristico, soprattutto per quanto riguarda l’Italia.

Ciò che abbiamo portato avanti è un progetto di sensibilizzazione grazie ai corsi della nostra scuola di fabbrica predittiva, per portare una sensibilità e un linguaggio comune tra i nostri clienti. Contestualmente  abbiamo visto negli ultimi anni una crescita dell’interesse sempre maggiore verso i temi dell’intelligenza artificiale (ormai una parola molto utilizzata, a volte anche a sproposito); sicuramente c’è stata un’evoluzione nel livello di consapevolezza delle persone e delle aziende, parzialmente portata anche da noi nel caso di queste ultime. In parte ciò è sicuramente dovuto anche all’evoluzione tecnologica complessiva e da quello che viviamo tutti i giorni tramite gli strumenti  che utilizziamo.

Attualmente  vediamo che in Italia la ricerca e l’applicazione di queste tecniche sono sempre più richieste. Ha avuto un impatto in questo senso anche la pandemia: tecniche di intelligenza artificiale che permettono di prevedere l’evoluzione di uno scenario si sono rivelate utili per esempio nella gestione degli assembramenti, nel controllo dell’affollamento negli uffici e molto altro.

Quale direzione prenderà MIPU? Ci sono delle esigenze a livello di innovazione digitale che riscontrate e a cui state cercando di dare una risposta?

MIPU vive sempre nell’ottica dell’evoluzione e del miglioramento delle sue soluzioni. L’ambizione che abbiamo è quella di creare delle fabbriche connesse, sostenibili , così come delle città: dalla fine dell’anno scorso all’inizio di quest’anno abbiamo creato il filone di “smart cities”, ovvero l’applicazione di tutta la nostra esperienza di fabbrica a livello di città, per cercare di avere un impatto positivo sulla vita sia delle persone, sia soprattutto sull’ambiente. La nostra  modalità di gestione e di sviluppo del prodotto comprende anche l’implementazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile dati dagli SDG’s. Per esempio, stiamo lavorando molto sul problema dell’acqua: sviluppiamo intelligenze artificiali che possano migliorare  l’utilizzo di questa risorsa scarsa, sia all’interno dell’ambito industriale, sia all’interno della pubblica amministrazione.

Le tecniche predittive quindi, come ci ha spiegato Chiara Tacco, possono uscire dalla fabbrica e innovare altri settori. Non ci resta che aspettare per osservare quali ambiti verranno coinvolti da questo tipo di innovazione digitale e per scoprire quali cambiamenti porterà non solo all’industria, ma anche alla nostra vita quotidiana.