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Marketing & Social Media

Come TikTok sta cambiando l’industria musicale

Fonte: https://newsroom.tiktok.com/en-us/tiktok-launches-musician-program-tiktok-spotlight-to-support-independent-artists-starting-with-japan-and-korea

Secondo una survey TikTok è diventata la piattaforma numero uno che le persone utilizzano per scoprire nuova musica superando le ben note Youtube e Apple Music, se si tiene conto della crescente quantità di artisti che registrano canzoni appositamente per i trend di questo nuovo social, si comprende quanto stia cambiando il mondo dell’industria musicale.

Cos’è TikTok: la storia e i dati

TikTok è il giovane social network cinese che in poco tempo ha superato ogni record affermandosi come app più scaricata del 2021 arrivando a 800 milioni di utenti attivi nel mondo. La piattaforma come la conosciamo oggi nasce nel 2017 dal rebranding di un altro social: Musical.ly, il quale consisteva in brevi video lip-sync dove gli utenti sceglievano la canzone e inventavano dei balletti. Con l’acquisizione da parte del colosso cinese che si occupa di piattaforme digitali, Bytedance, Musical.ly si è trasformato in un social innovativo che mette al centro la creatività degli utenti con lo slogan “make every second count” ovvero “fai che ogni secondo conti”.

Quali novità porta: cosa lo distingue dagli altri social

Le novità apportate da questo social network sono diverse: i video verticali, la grafica semplice, l’algoritmo, le modalità di interazione, ma soprattutto il suono. Su TikTok ancor più che su altre piattaforme, quest’ultimo è fondamentale, si potrebbe dire sia music-based dato che ogni video deve avere una canzone o almeno un sound on, perché senza l’esperienza viene vissuta a metà. Bytedance sin dal giorno zero ha puntato proprio su questa peculiarità portando un’altra innovazione: il copyright delle canzoni sulla piattaforma. I suoi predecessori Instagram e Facebook bannavano i video quando questi venivano caricati con una canzone coperta da copyright come sottofondo e l’unico modo per avere musica sotto i video era comprare i diritti o mettere musica non coperta da diritto d’autore. TikTok fa esattamente il contrario: acquista i diritti della maggior Labels come Warner Music Group, Sony Music, Universal Music Group facendo si che i suoi utenti possano scegliere queste canzoni da un ampio catalogo e metterle nei video permettendo quindi a chiunque di scoprire continuamente nuovi brani, salvarli e riutilizzarli in una propria versione di quella challenge o trend. Ma non finisce qui: sono le stesse etichette discografiche che oramai, avendo compreso il potenziale di queste piattaforme, le utilizzano per cercare talenti e proporre loro dei contratti, promuoversi e vendere in un mondo che vede sempre di più lo streaming (80% degli ascolti in Italia) come forma di fruizione prediletta.

Come sta rivoluzionando l’industria musicale

La notizia che ha fatto scalpore nel mondo musicale è quella dello studio condotto dal sito internet Onlineroulette.org secondo il quale TikTok è diventata la prima piattaforma digitale che le persone (il 60% di quelle studiate) utilizzano per scoprire nuova musica superando le già affermate Youtube e Apple Music; inoltre metà di queste affermano che la piattaforma influenzi i loro gusti musicali. Se si prende in considerazione il fatto che tra le quattro canzoni più ascoltate su Spotify nel 2020, tre avevano una cosa in comune, ovvero essere andate virali su TikTok, viralità che dagli artisti viene sempre più spesso ricercata registrando canzoni ad hoc, si comprende quanto stia effettivamente rivoluzionando questo tipo di industria.

 

 

Esempi di viralità in tutto il globo

Diversi sono gli esempi di persone normali che sono riuscite a far conoscere il loro primo pezzo e la loro musica a moltissime persone arrivando a firmare con le più grandi etichette discografiche che dopo il successo le hanno notate, perché grazie a questi strumenti siamo nell’epoca in cui, se si ha un’idea, si può diventare famosi producendo e cantando una canzone semplice e orecchiabile ma soprattutto facilmente ballabile e riproducibile: è il caso di “Old Town Road” la canzone mix tra country e trap di Lil Nas X che è diventata il primo caso eclatante di canzone scritta da un ragazzo qualunque che ha comprato la base per qualche dollaro ed è arrivato a battere il record di settimane consecutive al primo posto della Billboard Hot 100.

Ma non finisce qui, questo è stato solo il primo di una lunga serie: il rapper australiano Powfu con “Death Bed”, Nathan Evans un postino scozzese che con “The Wellerman” ha creato una hit che incrocia novità e tradizione e che è stata replicata da migliaia di persone grazie al meccanismo dello stitch che permette di continuare il video di un’altra persona e condividerlo sul proprio profilo.

Non mancano gli esempi italiani: il 18enne Matteo Romano che prima ancora di scrivere una canzone ha cantato una sua breve composizione di 15 secondi al pianoforte che sono bastati per fare il giro di TikTok Italia e che l’hanno portato a scrivere per intero “Concedimi” brano con 4 milioni di streaming su Spotify. E infine Pietro Morello prodigio di diversi strumenti musicali che oltre ad aver fatto uscire alcuni singoli tra cui “Filo(sofia)”, porta quotidianamente la musica che i follower gli propongono di replicare.

Proprio per questo motivo è oramai quasi imprescindibile per un artista pubblicare sui social in particolare TikTok per farsi conoscere, data la grande visibilità che questa piattaforma ancora concede: perché non solo i nuovi cantanti in erba, ma anche quelli già affermati possono ritrovare la fama e tornare sulla cresta dell’onda grazie ad un pezzo virale sul social cinese (uno studio di Uswitch ha calcolato l’effettivo impatto sul guadagno degli artisti). È stato il caso di Jason Derulo che dopo cinque anni di “silenzio artistico” è tornato in cima alle classifiche con un brano che è diventato un balletto famosissimo (creato sulla base di un artista 17enne: Joshua Stylah) e uno dei pezzi più ascoltati e utilizzati nella storia di TikTok: “Savage Love”. Lo stesso ha fatto il cantante canadese Justin Bieber che grazie a “Peaches” ma soprattutto “Yummy” è tornato al centro dell’attenzione: milioni di persone le hanno usate come suono base dei loro brevi video prima sulla piattaforma cinese e poi anche negli Instagram Reels.

Non è la prima volta che succede: Despacito e Gangnam Style

A differenza di quanto si possa pensare, questo non è un fenomeno nuovissimo e guardando indietro nel tempo si possono trovare alcune canzoni che potrebbero essere note ai più e che sono nella top 3 dei video più visti su Youtube in assoluto: “Despacito” di Luis Fonsi e Daddy Yankee con 7,3 Mrd di visualizzazioni e “Shape of You” del cantante inglese Ed Sheeran con 5,3 Mrd visualizzazioni.

Prima ancora di loro, la mamma per così dire, delle canzoni virali è un brano che ha fatto ballare il mondo intero nel 2012 ovvero “Gangnam Style” di Psy, un rapper sudcoreano che grazie a questa hit si è fatto conoscere a miliardi di persone rimanendo al primo posto come video più visto sulla piattaforma fino al 2017 quando è stato spodestato dalla più recente Despacito.

In futuro? Prospettive e critiche tra chi crede che si stia rovinando la musica e chi vede in ciò la democrazia culturale

Questi esempi e numerosi altri stanno dividendo l’opinione pubblica tra chi pensa che questa sia per tutti una possibilità di esprimersi e far conoscere la propria arte e chi invece denuncia un abbassamento della qualità dovuto al fatto di dover trovare la hit ripetitiva e a malapena orecchiabile ma che sia perfetta per i vari duetti e che quindi diventi virale su TikTok, concetto che vale sia per gli aspiranti performer che per gli artisti già affermati (Justin Bieber stesso è stato accusato adi aver creato Yummy apposta per la viralità social). A questo si aggiunge l’accorciamento della lunghezza delle canzoni in media dovuto al fatto che gli artisti preferiscono arrivare velocemente al “dunque” causa l’abbassamento della soglia dell’attenzione dovuto proprio all’utilizzo delle canzoni sui social media.

Se c’è una cosa che non si può negare è però la democratizzazione della musica: ora infatti è possibile realizzare i propri sogni più facilmente che in passato senza dover per forza passare per un intermediario difficile come un’etichetta discografica oppure aspettare di essere abbastanza famosi da passare in radio o televisione, ora non si deve attendere nessuno per far fare il giro del mondo al proprio pezzo, e allo stesso modo anche gli spettatori hanno maggior potere decisionale: come in una sorta di “televoto 2.0” sono le persone stesse a far risaltare o pubblicizzare una canzone a seconda dei like che mettono, degli shares e dei duetti che intraprendono decidendo, in pratica, quali canzoni ascoltare tutto il giorno dato che saranno le stesse a finire anche nelle classifiche di Spotify e nei Per te di TikTok.

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TikTok e la nuova pop-culture

Se c’è una cosa che abbiamo sicuramente appreso da questo funesto 2020 è proprio che i social sono ormai arrivati a dettare, nel bene o nel male, le regole e i tempi della nostra vita. Il lockdown obbligato della scorsa primavera ha infatti esplicitato una verità finora rimasta in sordina: siamo tutti diventati, direttamente o indirettamente, schiavi della rete.

Nel periodo di quarantena, a cui tutta l’Italia ha dovuto sottostare per contrastare l’avanzamento della pandemia, i social sono stati sicuramente un mezzo efficace per vincere la solitudine. Instagram, Facebook e Whatsapp ci hanno infatti permesso di mantenere i rapporti sociali e rimanere aggiornati su cosa stesse accadendo fuori dal microcosmo di casa nostra. Ma nell’elenco delle app che non possono mancare sul cellulare fa capolino un’altra icona che ha ormai conquistato il posto fisso nella nostra schermata home ed è destinata a rimanerci ancora per molto: sto parlando di TikTok.

Secondo i dati statistici, è TikTok l’applicazione più scaricata del 2020. Ma perché un’altra app? Facebook e Instagram non ci bastavano?

TikTok, questo sconosciuto

Lanciato in Cina nel 2016 inizialmente sotto il nome di musical.ly, TikTok è la nuova piattaforma social che nello scorso anno ha letteralmente subito l’invasione da parte di milioni di giovani. Ne abbiamo sentito parlare ininterrottamente per molti mesi, ma di cosa si tratta veramente?

Il social è nato come piattaforma destinata ad un pubblico di adolescenti ma l’età media degli utenti, ad oggi, si aggira tra i 18 e i 24 anni. Il social network cinese ha registrato un vero e proprio boom di nuovi iscritti nel 2020, complici la noia e la necessità di novità scaturite dal lockdown, ed è arrivato a toccare i 63,3 milioni di download solo nel mese di agosto. Il suo cavallo di battaglia è sicuramente la completa rivoluzione del concetto di “contenuto”: sulla piattaforma infatti si trovano solo dei mini-video dalla durata massima di 15-30 secondi, non ci sono foto e non c’è uno spazio dedicato al pubblico confronto (manca, per così dire, un analogo dei post su Twitter o Facebook). L’unica possibilità concessa agli utenti per scambiarsi opinioni è utilizzare lo spazio dedicato ai commenti presente sotto ogni video. Questa opzione però risulta estremamente limitante se si considera che esiste un massimo di battute relativo ad ogni commento. Molto spesso infatti si scatenano vere e proprie discussioni causate principalmente da incomprensioni o fraintendimenti dovute proprio a commenti precedenti. Talvolta, la giungla che si scatena sotto ad ogni video degenera in veri e propri dissing, “litigi a distanza” pieni di astio e uscite teatraleggianti, che possono trascinarsi per giorni.

Sebbene queste novità possano sembrare a primo impatto disorientanti (anche per un qualsiasi utente della genZ), ci si accorge ben presto che non siamo lasciati soli nell’esplorazione di questo nuovo mondo: l’algoritmo di TikTok infatti ci accompagna assiduamente in ogni nostra ricerca.

La presenza costante di un tracciamento che incrocia i nostri interessi con i contenuti virali è incredibile ed inquietante allo stesso tempo. Nonostante siamo tutti consapevoli di essere ogni giorno direttamente o indirettamente controllati (basti pensare ai cookie di Google), la personalizzazione attuata da TikTok è incredibilmente tangibile. L’algoritmo infatti governa i contenuti che ci vengono mostrati sulla base di interessi specifici, like, trend ed interazioni. In questo modo, la “home” (per i più esperti, il feed) di due utenti, anche coetanei e con interessi simili, può risultare completamente differente a seconda dei parametri valutati dall’applicazione.

Dimmi com’è il tuo feed e ti dirò chi sei

La struttura dell’applicazione in realtà è semplice ed immediata. Sulla piattaforma infatti esistono solamente due sezioni principali: i “seguiti” ed i “per te”. Se da un lato nei seguiti troviamo solo video di utenti selezionati da noi, nei “per te” troviamo i video fatti su misura per noi. Vi compaiono infatti i trend del momento, i contenuti virali o appositamente consigliati dall’algoritmo di tiktok.

Può accedere quindi che per un periodo la tua schermata sia occupata costantemente da video di Timothee Chalamet, gattini e ricette vegane, per poi passare irragionevolmente a popolarsi di comedy, vlog e “what I eat in a day”: dipende tutto da te e dall’algoritmo.

É necessario puntualizzare che comunque TikTok si è dimostrato essere un grande bacino di creatività, nel senso più democratico del termine. Ogni utente della piattaforma è infatti un potenziale “content creator”e ha le piene possibilità di generare un trend o di far diventare virale un proprio video (registrato amatorialmente col proprio cellulare) , raggiungendo centinaia di migliaia di visualizzazioni in poche ore…se l’algoritmo sarà clemente. L’unica autorità a cui l’utente deve sottostare infatti rimane l’algoritmo: niente su TikTok è affidato al caso.

L’interrogativo a questo punto rimane solo uno: siamo noi a decidere cosa guardare o è l’algoritmo che decide cosa farci piacere?

Non solo balletti

Siamo ormai nel 2021 e TikTok è sicuramente diventata una di quelle applicazioni mainstream fondamentali che tutti conosciamo, nel bene o nel male. Il nuovo social è rivoluzionario proprio nella sua istantaneità: tra migliaia di mini video di 15 secondi si nasconde un mondo pieno di risorse e creatività, che è riuscito ad inglobare anche la cultura.

Si potrebbe dire che l’audience si divide tra chi lo giudica “aberrante ed infantile” e chi invece ritiene che sia una “grande risorsa”. Di rado infatti si incorre nella cosiddetta “macchia grigia” degli indecisi: Tiktok o lo odi o lo ami, raramente esistono vie di mezzo. Se lo scarichi, finisci inevitabilmente con l’esserne un avido consumatore. Troppo spesso infatti si finisce con lo spendere inconsapevolmente intere ore scrollando da un video ad un altro e ascoltando sempre le solite canzoni in tendenza: senza accorgertene, quei ripetitivi jingle diventano così anche il sottofondo delle nostre esperienze giornaliere.

I più scettici si rifiutano di scaricarlo perché ritengono che sia un’applicazione estremamente superficiale. La piattaforma infatti è diventata famosa proprio per la possibilità di abbinare musica (o altri contenuti audio) a brevi video di ogni tipo. Se però i trend iniziali consistevano principalmente nel realizzare semplici coreografie su una base musicale, adesso possiamo affermare che questi confini sono stati ampiamente superati. Il Tiktok di oggi non è più il mondo dei “balletti” dell’esordio. Sulla piattaforma possiamo trovare una grande varietà di contenuti a scopo ludico o didascalico, dall’attivismo a tematiche lgbtqia+, alla politica fino alla cultura. Nel giugno scorso per esempio, la piattaforma è stata letteralmente invasa da video/testimonianze del movimento BLM (Black Lives Matter), esponendo pubblicamente i fenomeni di violenza messi in atto dalla polizia contro gli afroamericani e mostrando così la rivoluzione che finalmente stata avvenendo negli USA contro secoli di razzismo sistemico. Milioni di utenti hanno visto, ricondiviso e commentato i video delle proteste, contribuendo a diffondere i valori del movimento.

UffizziGalleries on Tiktok

In un mondo in costante accelerazione, dove la soglia dell’attenzione si riduce sempre di più e la comunicazione diventa immediata, è necessario adeguarsi alle regole del gioco.

La capacità del content creator sta proprio nel riuscire ad “evocare” i concetti più che nell’enunciarli, e sicuramente chi gestisce l’account Tiktok degli Uffizi (@Uffizigalleries), uno dei musei più famosi al mondo per le sue straordinarie collezioni di sculture antiche e di pitture (dal Medioevo all’età moderna), è riuscito nell’intento.

A causa dell’emergenza sanitaria causata dalla pandemia del coronavirus, i musei sono stati costretti a rimanere chiusi per mesi, rendendo così impossibile a milioni di persone di poter accedere ai luoghi dell’arte. Di fronte alla stasi totale però, gli Uffizi sono un grande esempio di propositività ed ingegno. Se è impossibile avere un contatto diretto col visitatore, occorre portare l’arte sui social, a casa del pubblico: e quale miglior vetrina sul mondo se non proprio TikTok?

La campagna social messa in atto dalla pagina ufficiale degli Uffizi è chiara: in questo periodo storico, è più che mai necessario diffondere e far conoscere le opere d’arte ad un pubblico più vasto possibile, cercando in particolare di catturare l’attenzione del target giovanile, così da trasformare followers in futuri visitatori.

“Questi video ideati e creati con il linguaggio al momento più convenzionale ai giovani, permettono all’arte di avvicinarsi alle nuove generazioni” afferma Ilde Forgione, social media manager degli Uffizi, in un’intervista su RepubblicaFirenze. Forgione racconta che il progetto è nato in accordo con il direttore Eike Schmidt che, sempre su Repubblica, spiega come secondo lui anche un museo possa fare umorismo: “serve ad avvicinare le opere a un pubblico diverso da quello cui si rivolge la critica ufficiale, ma anche a guardare le opere in modo diverso e scanzonato. In un momento difficile come questo, è importante, ogni tanto, concedersi un sorriso e un po’ di autoironia. E se è possibile farlo grazie alla grande arte, ancora meglio”.

Tra i video creati dall’account Uffizigalleries diventati virali su TikTok non si può non consigliare la visione di alcune clip, come il video sul ritratto di Petrarca , poeta proto-umanista consumato dall’amore per Laura, che ha raggiunto gli oltre 64mila likes grazie all’acuta scelta di un audio trend del periodo.  Tra gli altri video di successo, ricordiamo il TikTok fatto in occasione del GayPride, il video con protagonista La Primavera di Botticelli e quello che racconta il mito del satiro Marsia, scorticato vivo da Apollo.

Gli Uffizi si sono quindi dimostrati un grande esempio di innovazione ed apertura in un mondo troppo spesso recidivo al cambiamento.

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TikTok si apre agli inserzionisti (e le aziende si preparano)

Fino a un anno fa chiedere cosa fosse TikTok a qualcuno che avesse superato gli anni dell’adolescenza non poteva che condurre a un silenzio imbarazzato.
Oggi l’app cinese di microvideo è invece sulla bocca di tutti: con più di 800 milioni di utenti attivi (in continua crescita), possiamo dire anzi che sia il nuovo fenomeno social.
La pandemia non sembra aver impattato su questo percorso di crescita: il boom dei download (e il conseguente aumento di valore) è stato continuo.

Visto il successo ottenuto, era solo questione di tempo che le aziende cominciassero a chiedersi come sfruttare il network che abita il colosso di ByteDance. Per questa ragione, TikTok ha cominciato a studiare come perfezionare il proprio sistema di advertising, aprendosi agli inserzionisti.

TikTok: ads tra limiti e potenzialità

Di recente si è sentito parlare di recessione pubblicitaria e della necessità di provare nuove strategie, tipi di contenuto e di target. TikTok è certamente una delle strade più promettenti per il suo DNA innovativo: la piattaforma di mini-video si avvicina all’ideale di “Marketing umanistico” incentrato sul contenuto e sulla fiducia, e proprio per questo in grado di raggiungere un pubblico sempre più eterogeneo (anche se il vero Eldorado della piattaforma sta nell’utenza riconducibile alla Generazione Z, i consumatori di domani, che corrispondono anche alla maggior parte dei suoi utilizzatori).

Al momento però non è semplicissimo investire su TikTok: essendo il sistema in fase di testing, l’accesso per l’Europa è riservato a pochi fortunati che sono stati invitati.

In secondo luogo, il costo. Per essere efficaci, le campagne adv sulla piattaforma cinese richiederanno un vasto budget a disposizione: la tariffa minima sembra essere 20 euro al giorno per la pubblicità day by day (con risultati se si desume essere decisamente contenuti), mentre per lo strategie a lungo termine l’investimento minimo sarà di 500 euro.
Insomma, ben diverso dalle formule a costo irrisorio messe a disposizione da GoogleAds o Facebook.

Altre barriere che sembrano esserci sono la rigidità dei criteri dell’app per approvare una campagna pubblicitaria (ancora da capire limiti e opportunità) e l’ambiguo algoritmo del feed, che presenta meccaniche un po’ discutibili: sembra infatti che TikTok promuova tutto ciò che è coinvolgente, virale, conducendo gli utenti verso i cosiddetti “loops” in cui lo stesso video viene visto e rivisto più volte.

L’unica certezza sta nel come dovrà essere confezionato il contenuto: i video sponsorizzati dovranno essere originali, accattivanti, efficaci, brevi, ma soprattutto coerenti con lo spirito della piattaforma.

Per questo gli inserzionisti sono incoraggiati a mettere in campo tutta la loro creatività, a informarsi sui trend del momento e ad adattarli alla loro comunicazione.  Un lavoro molto più complesso e forse difficile per i brand poco conosciuti e affermati, o che possiedono un’immagine molto distante dall’ecosistema di TikTok.

I brand che ce l’hanno fatta

Sul blog ufficiale della piattaforma è presente una sezione #Inspiration dove vengono postati i case studies dei brand che hanno realizzato le campagne più efficaci fino ad ora: i più interessanti da segnalare Mercedes, Balenciaga, ma anche una curiosa marca di deodoranti russa.

Casi utili da analizzare per tutti i marketers che decideranno di tentare l’impresa e tuffarsi nel mondo delle inserzioni su TikTok. I risultati si prospettano essere più che buoni: in fondo perché ignorare questa opportunità?