Tumblr e censura: andiamo a fondo della questione
Nel Novembre del 2018 la Apple si è trovata costretta a rimuovere Tumblr dal proprio store in seguito alla scoperta di materiale pedopornografico su tale piattaforma.
Questo è quanto si legge sui diversi siti che affrontano il tema in oggetto, affermazioni mai confermate ma neanche smentite dallo staff e dallo stesso CEO di Tumblr Jeff D’Onofrio: nei post ufficiali si legge, infatti, che per il 17 Dicembre dello stesso anno sarebbero entrate in vigore delle Linee guida più restrittive al fine di adeguare il social alle direttive imposte da ciascun paese per il rispetto degli utenti a seconda dell’età, del genere e della provenienza e, così, mantenere attivo Tumblr, farlo evolvere e, infine, avere un impatto positivo nel mondo.
Una censura che avrebbe posto delle limitazioni anche nella pubblicazione di materiali pornografici che non recavano alcun danno ai minori di 18 anni, materiali che rappresentavano i fondamentali della piattaforma.
Le origini
Tumblr nasce nel 2007 per mano di David Karp e Marco Arment (che lascerà la compagnia nel 2010) con lo scopo di creare una versione innovativa del classico social network; la piattaforma si basa, infatti, sulla creazione di brevi blog personali (tumblelog) personalizzabili con immagini, video o GIF e anche grazie a semplici tips grafiche fornite dalla piattaforma stessa. Gli sviluppatori, però, non imposero significative restrizioni a livello di libertà di espressione e, così, i loro seguaci videro la possibilità di sfruttare la piattaforma per parlare di porno in chiave creativa e nel formato di un diario personale, possibilità negata su moltissimi altri siti.
Con l’acquisizione della compagnia da parte di Yahoo! prima e di Verizon Communications dopo, i proprietari della piattaforma hanno cercato di pulirla solo con bot e Safe Mode, per evitare significativi stravolgimenti all’”orientamento” della stessa; ma da come si è potuto leggere nell’incipit, le azioni intraprese sono state vane.
Tutta l’attenzione al porno… buono
Nelle nuove linee guida si legge, infatti, del divieto di pubblicare <<contenuti per adulti che includono principalmente foto, video o GIF che rappresentano organi genitali esposti o capezzoli femminili, nonché tutti i contenuti, tra cui foto, video, GIF e illustrazioni, che rappresentano atti sessuali (comprese le immagini ingannevoli ovvero quelle che richiamano tale contenuto ma sotto mentite spoglie)>>; le uniche azioni permesse riguardano <<l’esposizione di capezzoli femminili per l’allattamento, momenti prima o dopo il parto e situazioni legate alla salute, come ad esempio immagini successive a mastectomia o interventi chirurgici relativi al cambiamento di sesso. Contenuti scritti come erotismo, nudità impiegata per temi politici o di attualità e immagini di nudi in ambito artistico, come sculture e illustrazioni, possono essere liberamente postati>>.
Una sostanziale differenza rispetto alle sue origini e una differenza che ha fatto storcere il naso a molti seguaci, che si sono visti limitare anche la possibilità di esprimere la loro creatività in campo artistico e scientifico; una scelta che ha portato ad un significativo calo dei nuovi iscritti e ad un’altrettanta migrazione su altri siti più permissivi in termini di pornografia. Un risultato alquanto negativo nonostante il tentativo del CEO di Tumblr di rimediare a questa restrizione facendo leva sul buon senso degli iscritti: i contenuti espliciti rimangono visibili solo al suo proprietario, con l’auspicio che lo stesso adotterà un comportamento diverso in futuro. Una sorta di escamotage che richiama quel senso di “permissività” e di comunità tipici di Tumblr.
Alla fin fine, se si entra nell’applicazione, si vede come non tutti i contenuti pornografici siano stati oscurati: permangono le immagini che lasciano poco spazio all’immaginazione, come accade su Instagram.
L’iniziativa degli utenti più affezionati
Di tutta risposta, coloro che volevano salvare il materiale pornografico di Tumblr e mantenere viva la sua tradizione, hanno fondato un gruppo di volontari chiamati Archive Team che hanno provveduto a fare un backup di tutto il materiale prima della fatidica data, aiutati anche dall’Internet Archive, un’organizzazione no profit americana che ha messo a disposizione il suo Wayback Machine, ovvero il suo archivio digitale.
Ad affiancare questa corsa contro il tempo, è stata creata la piattaforma Tapblr che ha permesso di ripristinare il proprio blog di Tumblr inserendo le credenziali di accesso dello stesso nella nuova piattaforma: indagando più a fondo, però, poco si sa di chi ha creato tale social e di come riesca a “sfuggire” al controllo delle autorità competenti.
Ma di tutta questa storia una cosa è certa: di fronte ad una limitazione della libertà di espressione, non ci sarà mai un punto di incontro tra le parti interessate e neanche una possibilità di ascolto reciproco, ma solo una continua lotta legale e personale.