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Parlare di scienza non è semplice, a maggior ragione in un ecosistema comunicativo dove si sono accelerati i processi di fruizione del contenuto: come si può approfondire discipline come la medicina, la geologia o l’astronomia, quando si è abituati a guardare video da 30”?

Eppure, se si scava più a fondo, si scopre che l’interesse anche fra i più giovani c’è: ad esempio, su Instagram gli hashtag #divulgazione e #divulgazionescientifica sono rispettivamente citati 115 mila e 66 mila volte, mentre su TikTok hanno ottenuto rispettivamente 41,3 milioni e 10,5 milioni di visualizzazioni.

Non solo: come racconta l’osservatorio di etnografia digitale BeUnsocial, sono molti i casi di YouTuber scienziati, che sui propri canali scelgono parlare di temi altamente complessi, con risultati di tutto rispetto.

Come intercettare quindi un pubblico sempre più elastico e poco fidelizzato, ormai abituato a reperire online ciò che fino a pochi anni fa era tradizionalmente legato ai cosiddetti old media?

I tentativi sono stati diversi. Uno dei più interessanti è quello fatto da un’istituzione della tv italiana, SuperQuark, il format ideato da Piero Angela e che sta progressivamente riacquistando molti consensi, anche dai più giovani.

Nel 2019 la redazione del programma ha introdotto per RayPlay SuperQuark+, uno “spinoff” di SuperQuark rivolto al pubblico dove lo storico conduttore è affiancato a turno da cinque divulgatori: Davide Coero Borga (laureato in filosofia della scienza), Giuliana Galati (dottore di ricerca in fisica delle particelle), Luca Perri (dottore di ricerca in fisica e astrofisica), Edwige Pezzulli (dottore di ricerca in astrofisica) e Ruggero Rollini (laureato in chimica): un incontro insomma fra una voce “classica” e una più “innovativa”, che punta a creare un mix attrattivo anche per chi ormai non concepisce più di guardare i documentari in prima serata.

Il programma, reperibile in esclusiva in streaming sulla piattaforma della rete di stato, punta a intercettare l’interesse verso le scienze, parlando però un linguaggio più fresco e coinvolgente.

Pe farci spiegare come si possa lavorare a una divulgazione scientifica che sia più innovativa e cammini nel solco della tradizione abbiamo intervistato Paolo Magliocco, giornalista e autore televisivo in RAI dove si occupa di SuperQuark e SuperQuark+.

 

Come è nata l’idea di Superquark+?

È un’idea maturata poco alla volta: a Piero Angela è stato proposto di creare una versione sul web di Superquark per rafforzare RaiPlay. La strategia della Rai era creare un prodotto dedicato esclusivamente al web. Piero Angela mi ha chiesto in particolare di seguire l’elaborazione del progetto ed è nata l’idea di coinvolgere dei divulgatori più giovani rispetto alla squadra storica di Superquark e di cambiare un po’ il formato: non fare più soltanto il magazine con i servizi all’interno, ma costruire delle puntate monotematiche o addirittura, come è stato nell’ultima edizione, una serie monotematica.

Quali sono le differenze nella scrittura di un programma web rispetto a quello televisivo?

Per noi non ci sono state grandi differenze nella scrittura del programma, anche perché abbiamo mantenuto uno stile simile a quello di Superquark che ci ha permesso di mantenere il pubblico affezionato e contemporaneamente trovare un pubblico nuovo che difficilmente guarda la TV tradizionale.
La breve durata dei singoli video di SuperQuark+ costringe a focalizzarsi su un numero minore di informazioni, centrando immediatamente l’obiettivo, al contrario di un servizio televisivo che in sei-sette minuti permette di avere una premessa, uno svolgimento e una conclusione.
Rispetto al prodotto televisivo che è un magazine e dunque strettamente collegato con l’attualità, per Superquark+ abbiamo deciso di non partire dalle scoperte più recenti, ma di concentrarci su un campo più ampio che permettesse alle puntate di rimanere attuali per un periodo di tempo più lungo.
Per quanto riguarda invece la regia invece bisogna concepire le riprese da un punto di vista diverso, perché bisogno tener conto che il programma sarà visualizzato da uno schermo più piccolo.

Quali saranno i cambiamenti della divulgazione scientifica sul web, a tuo parere?

Per molto tempo non è stato chiaro quale direzione avrebbe preso il web, sono state tentate molte strade diverse e si è avuto molto spazio per sperimentare.
Per il futuro è difficile dirlo, il web evolve molto velocemente e in direzioni diverse. C’è spazio per la sperimentazione: per esempio SuperQuark+ è passato da avere in ogni stagione puntate su argomenti diverse collegate da un fil rouge ad avere una stagione monotematica sull’amore, argomento che raggiunge un pubblico trasversale.
Secondo me, una tendenza di cui bisognerà tenere conto è la propensione del pubblico a rimanere connesso sempre più a lungo: non c’è più solo una fruizione compulsiva alla fermata della metropolitana, ma il web sta ormai divenendo un’abitudine, basti pensare alla durata delle puntate dei podcast scientifici (generalmente da trenta a sessanta minuti, ndr.) e che sono molto seguiti.

Se siete curiosi di scoprire come sia SuperQuark+, tutte le stagioni sono disponibili sui RaiPlay.